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“Ti uccido”, infermiera del Santobono aggredita da genitori di bimbo con estintore per un farmaco somministrato

Aggredita infermiera al Pronto Soccorso del Santobono. Arriva la Polizia. Denuncia di Nessuno Tocchi Ippocrate. Borrelli (Europa Verde): “Denunciare i violenti”
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Ti uccido”, infermiera dell'ospedale Santobono aggredita dai genitori di un bimbo di 12 anni anche con un estintore e una bombola d'ossigeno. I genitori stavano contestando la somministrazione di un farmaco, in quanto il figlio sarebbe stato un soggetto asmatico. L'infermiera, minacciata di morte, è stata costretta a nascondersi in uno stanzino per evitare il peggio, mentre i colleghi cercavano di proteggerla.

L'episodio è avvenuto ieri sera, attorno alle 21,30. I genitori del ragazzo che era stato portato al Pronto Soccorso pediatrico per un dolore al petto. L'infermiera, dopo i controlli sanitari di rito, gli aveva somministrato un anti-infiammatorio – compatibile con i soggetti asmatici – informando il genitore sul tipo di medicinale. Ma a questo punto è scattata la rabbia dei due genitori, in quanto a loro giudizio l’incolumità del figlio sarebbe stata compromessa in quanto l'infermiera non avrebbe chiesto loro se il figlio fosse soggetto asmatico.

I sanitari minacciati di morte e con un estintore

Da qui, le urla contro il personale sanitario, con minacce di morte e anche con un estintore e una bombola dell'ossigeno. Sul posto è arrivata la Polizia di Stato, che è riuscita non senza difficoltà a riportare la calma. A denunciare l'accaduto l'associazione Nessuno Tocchi Ippocrate e il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli (Europa Verde). Nel video si sente uno dei genitori urlare: “Lo giuro sui miei figli, ti uccido. Se mio figlio si sente male, ti uccido".

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L'aggressione per un farmaco somministrato

Ecco la denuncia di Nessuno tocchi Ippocrate, che riporta la testimonianza di un'altra infermiera:

"Ieri sera 14/ 11 intorno alle 21:30 circa, la mia collega di nome C. infermiera di turno al triage, accoglie un ragazzo di 12 anni con riferito dolore toracico e riferita tachicardia che alla valutazione non era presente. Dopo aver registrato il ragazzo e aver valutato tutti i parametri vitali, palpato e ispezionato il torace, come da protocollo nazionale la collega somministra al ragazzo Ibuprofene per via orale per alleviare il dolore, informando il genitore sul tipo di medicinale somministrato. A dire dei genitori l’incolumità del figlio era stata compromessa in quanto la collega non aveva chiesto loro se il figlio fosse soggetto asmatico. Preciso che tale informazione non è incidente sulla somministrazione dell’ibuprofene.

Sul posto poi è arrivata la Polizia di Stato,

In seguito ad urla e aggressioni a tutto il personale presente sono state allertate le forze dell’ordine giunte poco dopo sul posto. Tali aggressioni e minacce sono continuate anche all’interno dei box di pediatria successivamente alla presa in carico da parte del pediatra, interrompendo il servizio di sanità pubblica per più di 2 ore. Medici ed infermieri sono stati costretti ad evacuare le sale d’attesa per salvaguardare l’incolumità dei genitori e dei loro piccoli molto spaventati dalle urla e dalle minacce.

"Infermiera aggredita con estintore e bombola"

Secondo il racconto della collega, riportato da Nessuno Tocchi Ippocrate, l'infermiera sarebbe stata aggredita con estintore e bombola d'ossigeno:

La mia collega è stata minacciata fisicamente prima con un estintore e successivamente con una bombola per l’ossigeno, è stata minacciata di morte e la stessa madre del ragazzo ha dichiarato di essere intenzionata a spararle con una delle pistole della polizia. Entrambi i genitori non hanno accolto nemmeno l’implorante richiesta da parte del figlio in lacrime di tranquillizzarsi.

E conclude:

La mia collega è stata costretta ad essere messa in sicurezza in una delle stanze in nostra dotazione, è stata costretta a refertarsi per stato di agitazione, dolore toracico e tachicardia solo per aver svolto il proprio lavoro.Questo è quanto ogni giorno siamo costretti a vivere quando inizia il nostro turno di lavoro. Siamo costretti a vivere tutto questo perché in Campania esiste un unico ospedale pediatrico, la maggior parte degli accessi sono inappropriati e questo perché i pediatri di famiglia sono carenti.Svolgiamo il nostro lavoro con dedizione e amore, cerchiamo di essere sempre professionali e di immedesimarci nello stato d’animo dei genitori che giungono da noi ma in questi casi è davvero difficile farlo.

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Il racconto dell'infermiera aggredita

L'infermiera aggredita ha denunciato poi quanto successo al consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. Ecco il racconto della vittima dell'aggressione:

Le scrivo per raccontarle un episodio spiacevole, un atto di violenza che ha interrotto il servizio del pronto soccorso del Santobono per più di 2 ore, mettendo a rischio la salute mia e soprattutto quella dei piccoli pazienti che non hanno potuto ricevere degna assistenza in quei momenti. Io, infermiera di pronto soccorso pediatrico, ho dovuto abbandonare il posto di lavoro durante il turno notturno. Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro, sono stata nascosta dalle mie colleghe in uno stanzino, rinchiusa a chiave per difendermi. Sono stata bersaglio di gente che nemmeno voglio classificare.

Poi presegue:

Ho dovuto tranquillizzare una mamma giunta in ospedale con una neonata che respirava male, perché sentendo inveire contro di me, mentre tra l'altro le spiegavo che sua figlia sarebbe stata la prossima bambina ad essere visitata visto la difficoltà respiratoria… perché aveva paura che quella gente si arrabbiasse con lei per la precedenza acquisita.Sono stata oggetto di minacce e violenza per più di 2 ore (mi è stata quasi lanciata una bombola di ossigeno ed un estintore) per aver somministrato, chiedendo al genitore presente, del Nurofen a un ragazzo di 12 anni con un dolore toracico, dolore valutato ben 2 volte secondo i protocolli in uso.

E conclude:

Ma la madre non presente alla valutazione non era d'accordo sulla somministrazione del farmaco visto che il paziente era a suo dire asmatico (ma non ho avuto modo di farle capire che le due cose non sarebbero mai state correlate!). Sono stanca di svolgere il mio lavoro così, non ho più voglia di combattere la violenza e la mancanza di rispetto per noi operatori sanitari.Non so se mai ci potrà essere soluzione…Ringrazierò sempre le mie colleghe che hanno fatto di tutto per tutelarmi e i poliziotti che hanno provato a sedare la rissa che definirei unilaterale.Ci mettiamo il cuore… inutilmente.

Il primario del Pronto Soccorso: "Aggressione vile"

"Nessuno Tocchi Ippocrate" ha poi sentito il primario del Pronto Soccorso del Santobono, Vincenzo Tipo, che ha dichiarato: "Questi atti di aggressione vile e vigliacca contro il personale in servizio di emergenza non sono più tollerabili. Personale formato per assistere casi gravi che è pronto a lasciare perché non si sente tranquillo e sicuro sul posto di lavoro. E questo è uno dei motivi della fuga di personale dai PS che rischieranno, in breve tempo, di non riuscire più a dare assistenza. La situazione è talmente grave che ci vuole una presa di coscienza da parte di tutte le istituzioni per cercare di porre un rimedio prima che si arrivi al “punto di non ritorno".

Borrelli (Europa Verde): "Vanno denunciati"

Sulla vicenda è intervenuto il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli (Europa Verde):

Abbiamo chiesto di identificare questi individui che dovranno essere denunciati – commenta Borrelli – Ormai la situazione è fuori controllo e non si può più tollerare che certi soggetti portino terrore e violenza negli ospedali tra i presenti ed impedendo al personale medico di svolgere le proprie mansioni. Servono presidi militari nei pronto soccorso e pene severe per violenti. Ad oggi nessun soggetto che ha sfasciato o realizzato aggressioni in un ospedale ha subito una condanna e intanto è sempre meno il personale medico disposto a lavorare nei pronto soccorso per paura di essere sottoposto a violenza.

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