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Tesoro d’arte dimenticato al Maschio Angioino, il Comune: “Di quei quadri non ci sono documenti”

Il Comune di Napoli risponde all’interrogazione del M5S sul tesoro d’arte trovato nei sotterranei del Maschio Angioino lo scorso novembre: “Allo stato attuale, non vi sono altri atti, oltre la Deliberazione del 23 aprile 2021, concernenti l’argomento in questione”. Brambilla (M5S): “Chiederemo ulteriori approfondimenti”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Allo stato attuale, non vi sono altri atti, oltre alla Deliberazione di Giunta Comunale 157 del 23 aprile 2021” sulle opere d’arte trovate nei sotterranei del Maschio Angioino. È quanto scrivono i tecnici del Comune di Napoli nella risposta all’interrogazione dei consiglieri comunali del M5S, Matteo Brambilla e Marta Matano per fare luce sulla vicenda. A fine novembre 2020, infatti, i dipendenti del Comune, nel corso di un sopralluogo nei locali sotterranei del castello per verificare se ci fossero infiltrazioni o allagamenti legati al maltempo, hanno ritrovato circa 400 dipinti e altri oggetti antichi dal XIV secolo in poi, tra cui quadri di grandi autori, come Luca Giordano, nei depositi sotterranei in stato di abbandono e deteriorati. Brambilla: "Chiederemo ulteriori approfondimenti".

I tecnici del Municipio hanno subito informato gli assessorati competenti, il sindaco e la Soprintendenza. Tra le opere conservate anche"La Madonna del Rosario e Santi Domenicani" di Luca Giordano. Nella relazione dei dirigenti comunali allegata alla delibera 157 si parla dell'ispezione avvenuta il 1 dicembre scorso nei depositi, nella quale si sarebbero notati "innumerevoli beni mobili, risultanti di particolare pregio storico artistico, quali quadri, statue, ed altro, ivi depositati, versavano, evidentemente da decenni, in condizioni fortemente precarie così come il luogo che risulta particolarmente umido e degradato. A seguito di ciò si è provveduto a controllare tutti i vani del piano terra con ingresso dal cortile e si sono rinvenuti ulteriori depositi che versavano nelle medesime condizioni così come i beni di pregio ivi custoditi". E si sottolinea, ancora, "lo stato di incuria da anni delle opere e gli ambienti malsani che le custodiscono".

Il Comune: “Opere in stato precario”

Ma per quanti anni quelle tele sono state lasciate all'incuria? Il Comune sapeva della loro esistenza? Esiste un inventario di quei beni preziosi? E se non c’è come si avrà la certezza che qualche opera nel corso degli anni non sia stata rubata o smarrita? Dubbi che i consiglieri pentastellati hanno rivolto all’amministrazione comunale in una interrogazione scritta. 

Nella risposta, arrivata il 7 maggio scorso, il dirigente del servizio scrive:La Deliberazione di Giunta Comunale 157 del 23/4/2021 è il primo atto propedeutico ad una serie di attività tecniche che verranno concordate con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, volte all'adeguamento dei locali ad uso di deposito e alla messa in sicurezza delle opere d'arte che presentano uno stato di conservazione precario”.

“Il primo di questi interventi – prosegue la nota – consisterà nella sanificazione dei luoghi, nella ricognizione dei beni artistici depositati rispetto ai documenti inventariali in possesso dell'Amministrazione e alla messa in sicurezza dei detti beni.

Il progetto di conservazione dei beni, che verrà concordato nelle sue fasi con la competente Soprintendenza, sarà affidato a una ditta specializzata nel settore per il tramite di un procedimento ad evidenza pubblica da una commissione tecnica di gara. Pertanto, allo stato attuale, non vi sono altri atti, oltre la Deliberazione citata, concernenti l'argomento in questione”.

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