Susy Scutto, da Scampia al titolo mondiale di Judo: “Tornerei a Napoli se ci fossero le strutture giuste”

"Ho capito a 14 anni che avevo un destino legato a questo sport". Susy Scutto, campionessa mondiale di judo, ha gli occhi lucidi di chi, a vent'anni, ha già trovato la sua strada. Napoletana di Scampia, ha seguito la strada "tracciata" da Pino Maddaloni, iniziando nella palestra del maestro Gianni, riuscendo in poco tempo a scalare le vette più alte della "via delle cedevolezza", come dice la traduzione della parola giapponese che indica lo sport. Campionessa europea prima e mondiale dopo, nel mezzo un'Olimpiade a Parigi con il bronzo solo sfiorato. Ed ora, Los Angeles nel mirino: ma prima c'è da difendere l'oro mondiale nella sua categoria.
Ospite della redazione di Fanpage.it, Susy Scutto si racconta dagli albori ai suoi trionfi, dai suoi aneddoti ai suoi riti, senza risparmiarsi su alcun argomento. E con un pizzico di amarezza quando ammette di doversi allenare nel Centro Federale di Roma e non a Napoli, dove mancano le strutture adeguate per poter continuare a seguire il sogno olimpico. "Ma tornerei, se ci fossero".
Raccontiamo un po' la piccola Susy. Quando accade che questa bambina di Scampia decide di fare judo?
Ho iniziato a praticare Judo all'età di cinque anni e a Scampia, nella palestra del maestro Gianni Maddaloni: per me il judo è sempre stato un divertimento, un gioco e all'inizio andavo solamente per poter giocare con mio cugino perché mi ha portato lui in palestra. Ma là ho capito che era lo sport della mia vita. All'età di 14 anni, quando in genere pensi di mollare lo sport e dedicarti ad altro, io non sono mai riuscita a fare quella scelta. Ho capito che avevo un destino legato a questo sport.
Tu vieni da un quartiere che tradizionalmente viene considerato "difficile", che è quello di Scampia. Secondo te quanto lo sport può incidere nel togliere i giovani dalla strada o da fargli prendere strade sbagliate?
Per me lo sport aiuta molto i giovani. Io non ho vissuto determinate realtà grazie all'attività sportiva, che mi ha sempre aiutata a prendere le decisioni giuste della mia vita. Sono molto fortunata perché ho anche una famiglia solida alle spalle, ho anche avuto un grande maestro di vita e di judo che è il maestro Gianni Maddaloni e grazie a lui ho capito i veri principi della vita e anche il fatto di stare insieme a persone meno fortunate di me che vivono realtà diverse dalle mie, mi ha fatto apprezzare meglio quello che ho e quello che ho avuto.
Hai sempre parlato di chi è al tuo fianco, della tua famiglia e della tua fede. Cosa hanno rappresentato nel tuo percorso personale e sportivo?
Per me la famiglia e la fede sono stati essenziali nel mio percorso, nei miei momenti no e nei miei momenti di indecisione. Ho dovuto prendere la decisione di distaccarmi dalla mia famiglia e andare in un'altra città per seguire il mio sogno e in quei momenti in cui mi sono sentita sola e ho avuto paura di prendere le decisioni sbagliate, ma ho sempre messo fiducia in loro e nella mia fede.
Parliamo di un'altra persona che ha rappresentato sicuramente tanto per te e cioè Pino Maddaloni, anche lui napoletano, judoka, medaglia d'oro a Sydney nel 2001.
L'ho sempre visto come un idolo, perché sono cresciuta nella sua palestra e mi ha insegnato il suo papà (Gianni, ndr). Ha una mentalità da campione e mi sono ispirata a lui. Il mio sogno di vincere le Olimpiadi l'ho visto sempre più reale, pensando a lui che è partito come me, dal nulla, e quindi posso farcela anche io.
Tu credi che in questo momento Scampia avrebbe bisogno di più strutture rispetto a quelle che già. Oppure che sia proprio Napoli un po deficitaria sotto il punto di vista delle strutture sportive?
Guarda, io al momento sono a Roma perché sono in un gruppo sportivo (le Fiamme Gialle) e mi manca un po' Napoli. Penso però che al momento io debba allenarmi a Roma anche per il fatto che a Napoli non ci sono molte strutture, quindi penso che su questo punto di vista debba ancora migliorare. Però sono contenta che lo sport si stia evolvendo, vedo molti talenti che vengono da Scampia, non solo nello sport. Spero che in futuro ci possano essere molte più strutture, perché ci sono tanti talenti che meritano di emergere. Tornerei a Napoli se ci fossero le strutture che mi permettessero di allenarmi al meglio.
Tu negli ultimi due anni hai vinto: bronzo Mondiale 2023, argento Mondiale 2024, oro Mondiale 2025. Nel mezzo, quel bronzo solo sfiorato alle Olimpiadi di Parigi. Te la senti di dire che l'obiettivo a questo punto è un podio a Los Angeles nel 2028?
Sicuramente il mio obiettivo è quello di rifarmi alle prossime Olimpiadi di Los Angeles. Perché penso di meritare una medaglia? Perché è il mio sogno da quando sono bambina e le Olimpiadi di Parigi le ho prese un po' come un fallimento. Però adesso che è passato più di un anno sento che mi è servita quella sconfitta perché ho migliorato tante cose, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche di carattere. Ero ancora troppo piccola mentalmente, adesso mi sento pronta e penso di meritare quella medaglia.
Tu sei un'atleta giovanissima, lo abbiamo già detto: sei nata il 17 gennaio del 2002, eppure hai già raggiunto le vette più alte di questo sport. Come si può far capire ai più giovani che dopo aver vinto bisogna continuare ad avere sempre fame di successi e non sentirsi appagati o arrivati?
Dimenticare sempre quello che hai vinto fino a quel momento e avere sempre la fame come se fosse la prima volta. Adesso sono campionessa del mondo, ma non sono contenta perché l'anno prossimo voglio rivincere questo titolo come se fosse la prima volta. Penso che per i giovani di oggi sia un giusto consiglio da seguire quello di non basarsi sui risultati degli altri, pensare al proprio percorso e non accontentarsi mai.
Come ti vedi da qui a vent'anni? Ancora del judo, magari insegnare, oppure una Susy più interessata a costruire una famiglia?
Penso che tra vent'anni, in un futuro, mi sarà difficile restare lontana da questo sport, quindi mi piacerebbe anche trasmettere la mia esperienza ai più giovani. Quando sarà il momento mi dedicherò alla mia famiglia, ma penso di continuare in questo settore, magari come allenatrice. Vedremo.
Raccontiamo un po' la Susy sportiva: che riti scaramantici hai, se ne hai?
Io affronto ogni gara con la mia fede, infatti indosso le cuffie e molte persone si chiedono che che musica ascolti per essere così motivata, perché mi si cambia proprio lo sguardo, ma in realtà ascolto canzoni di lode, canzoni di adorazione ed entro in un mood di meditazione. Quindi molte persone si stupiscono quando ascoltano le mie canzoni, che magarri non sono così strong come pensano.
Iò tuo momento più difficile sul tatami invece?
Penso sia stato il post Olimpiade, perché io mi aspettavo una medaglia, ma anche tutta l'Italia, quindi ho sentito molto anche la delusione di tutti. Non è stato facile riprendermi perché dopo le Olimpiadi ti senti un po' vuota, senza più uno scopo, perché hai preparato per quattro anni una competizione, e tutti i risultati che ha tenuto fino a quel momento sembrano nulli. Penso sia stato quello il mio periodo più difficile, ma anche il mio periodo di di ritrovamento. Grazie a quello, ho ritrovato ancora più fede di prima. Ho scoperto lati di me che non conoscevo e ho scoperto di essere più forte di quello che pensavo ed è anche grazie a quell'esperienza che ho imparato a mettermi meno pressione e a non ascoltare troppe critiche dai social o anche dalle persone a me care, perché nessuno può sapere in quel momento come ti senti. Mi sono concentrata su me stessa e penso sia stato il metodo vincente anche per questo Mondiale, perché sono andata lì per la prima volta. Mi sono divertita al 100% e infatti penso che sia stata la competizione dove si è visto di più il mio talento.
Tu ti sei mai sentita parte di uno sport minore?
La sento un po' questa cosa che il judo viene visto come uno sport minore. Anche se aiuta il confrontarsi con altri paesi dove magari un secondo posto mondiale ti regalano una macchina, mentre noi siamo sottopagati sotto questo punto di vista. E poi c'è anche la questione sponsor: chi non è in un gruppo sportivo non riesce a mantenersi solamente con lo sport. Questo spero però che si possa cambiare grazie ai risultati che stiamo ottenendo. Oggi il judo è molto più seguito e tanti giovani mi ringraziano anche perché dicono che sono stata un'ispirazione per loro a guardare questo sport. Spero che attraverso i nostri risultati si possa dare più visibilità.