Sequestro del 15enne, il carcere detta la regola: “L’infamato che infama non è infame”

Antonio Amaral Pacheco De Oliveira, il primo arrestato per il sequestro lampo del 15enne a San Giorgio a Cremano (Napoli), avrebbe ricevuto dei soldi dai complici, che oltre ad aver versato le somme alla sua compagna avrebbero anche messa a disposizione un avvocato per difenderlo affinché non facesse i loro nomi. Emerge dall'ordinanza che ha portato in carcere anche i due presunti complici, i cugini Renato e Giovanni Franco, rispettivamente di 28 e 25 anni, il primo ritenuto legato al gruppo criminale degli Attanasio, attivo nel quartiere napoletano di Barra.
"L'infamato che infama non è infame"
Durante la detenzione Amaral si sarebbe convinto di essere stato incastrato dai complici. È lui stesso a dirlo alla compagna, anche attraverso un telefono che aveva all'interno del carcere di Secondigliano (e che poi gli è stato sequestrato), raccontando dell'incontro con diversi altri detenuti a cui avrebbe mostrato i documenti relativi al proprio procedimento penale; avrebbe ricevuto consigli e rassicurazioni anche sul modo in cui sarebbe stato visto in carcere: gli avrebbero detto che "l'infamato che infama non è infame", ovvero che, essendo stato lui fatto arrestare, avrebbe potuto fare il nome di chi lo aveva incastrato.
Anche per questo si sarebbe convinto a rilasciare dichiarazioni che, ha spiegato pochi giorni fa il procuratore Gratteri, non vanno però inquadrate in un percorso di collaborazione con la giustizia.
Soldi e assistenza legale per comprare il silenzio
Le indagini della Squadra Mobile e del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Napoli avrebbero inoltre consentito di documentare il tentativo di Renato Franco, ritenuto organizzatore del sequestro, di indurre al silenzio Amaral, pagandogli l'assistenza legale e consegnando settimanalmente denaro alla compagna.
Franco avrebbe pagato il primo avvocato e, quando quest'ultimo è stato restituito, avrebbe consegnato alla compagnia di Amaral anche i soldi per il secondo, che però non avrebbe ricevuto nulla in quanto l'arrestato aveva già deciso di rilasciare dichiarazioni e quindi le avrebbe detto di non incontrarlo.