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Scavi di Pontecagnano, trovata la tomba di un bambino guerriero etrusco

Trovata la tomba di un bambino guerriero etrusco di circa 12 anni negli scavi di Pontecagnano, sotto la direzione dell’archeologa Gina Tomay, che guida anche il Museo Archeologico di Pontecagnano. Il corpo era nella tomba numero 10mila della necropoli, risalente al IV secolo aC. Il sindaco Lanzara: “Risultato importante”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Trovata la tomba di un bambino guerriero etrusco di circa 12 anni negli scavi archeologici di Pontecagnano, sotto la direzione dell'archeologa Gina Tomay, che guida anche il Museo Archeologico di Pontecagnano. Una sepoltura che risalirebbe, secondo le prime datazioni degli esperti, al IV secolo aC, quando Roma non aveva ancora conquistato tutta l'Italia, in uno degli avamposti più a Sud del popolo etrusco, insediato principalmente nell'Italia centrale. Il corpo del giovane giace adornato da un cinturone in bronzo attorno ai fianchi, tipico dei guerrieri, mentre accanto ai piedi ci sono due coppe di ceramica, destinate a conservare cibo e vino, necessari ad assicurargli il passaggio nell'aldilà. Il bambino guerriero è stato ritrovato nella tomba numero 10mila. “Un risultato importante – sottolinea il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano sulla sua pagina social – che dà il senso della ricchezza del patrimonio archeologico della città di Pontecagnano Faiano, che si arricchisce di giorno in giorno grazie all’incessante attività della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino e alla collaborazione di tanti cittadini, da 60 anni ‘abituati’ alle scoperte archeologiche”.

La storia del ritrovamento

"Nei giorni scorsi – è spiegato sulla pagina social del Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano – è stata portata in luce a Pontecagnano la tomba 10.000, un numero eccezionale che testimonia l’importanza e la popolosità dell’antico insediamento etrusco-campano, sviluppatosi senza soluzione di continuità dagli inizi del IX secolo a.C. fino all’età romana. Il ritrovamento è stato effettuato nell’ambito delle indagini archeologiche preventive condotte dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino in un’area destinata alla realizzazione di un nuovo complesso residenziale".

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La necropoli e la tomba 10mila

"La sepoltura fa parte di un’ampia necropoli, impiantata alla fine del V secolo a.C. e frequentata fino alle prime fasi dell’insediamento romano. La maggior parte delle tombe risalgono al periodo sannitico (fine V-metà III secolo a.C.) e restituiscono una chiara immagine del costume funerario dell’epoca, con sostanziali differenze riconducibili allo stato sociale, al genere e alla classe d’età dei defunti. La tomba 10.000 si caratterizza innanzitutto per la tipologia sepolcrale: una tomba a cassa, molto frequente nella necropoli, che utilizza però come materiale da costruzione non il travertino, la pietra locale ampiamente disponibile in loco, ma il tufo grigio campano, sicuramente importato".

Anche la lavorazione della cassa e della copertura attestano la ricercatezza e la cura nella messa in opera della tomba. Tre blocchi in tufo modanati costituivano la copertura della cassa, realizzata con blocchi perfettamente squadrati.

Dell’inumato, probabilmente un adolescente a giudicare dalla lunghezza dello scheletro e dalle dimensioni delle ossa, si conservava perfettamente la parte inferiore, dal bacino ai piedi, mentre quella superiore era stata danneggiata da infiltrazioni di radici e, probabilmente, da animali. Il corredo era costituito da un grande cinturone di bronzo, indossato, e da due coppe a vernice nera collocate ai piedi, di cui una, dotata di anse, è la tipica coppa destinata al consumo del vino (skyphos).

Nel corredo del giovinetto ritroviamo alcuni elementi peculiari del costume maschile di epoca sannita, come il cinturone che allude alla sfera guerriera ma che è anche un importante simbolo di status, e il riferimento al simposio con la coppa da vino. Assente è invece l’arma da lancio (giavellotto o lancia), che caratterizza specificamente i maschi adulti della comunità.

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Il sopralluogo della Soprintendenza

Presenti sul cantiere di scavo a vivere l’emozione del ritrovamento il Soprintendente architetto Francesca Casule, il sindaco di Pontecagnano Faiano Giuseppe Lanzara, il funzionario archeologo direttore del Museo di Pontecagnano Luigina Tomay, la professoressa Antonia Serritella dell’Università degli Studi di Salerno e il dottor Bruno Baglivo, archeologo responsabile dei lavori.

La soprintendente Casule ha sottolineato come la capillare attività di tutela messa in campo a partire dal 1962 dalla Soprintendenza abbia consentito di raggiungere risultati importantissimi sul piano della conoscenza e della valorizzazione dell’insediamento antico di Pontecagnano. Grande soddisfazione è stata espressa anche dal sindaco Lanzara, orgoglioso del traguardo raggiunto per tutta la comunità di Pontecagnano, che stimola a lavorare sempre di più per far conoscere a cittadini e turisti l’importante storia del territorio picentino e il suo Museo.

L’intensa collaborazione istituzionale tra Soprintendenza, Università degli Studi di Salerno e Museo di Pontecagnano è stata ricordata da Luigina Tomay e Antonia Serritella, che hanno rimarcato i risultati raggiunti in quasi sessant’anni di scavo e di ricerca, ben illustrati nel percorso espositivo del Museo Archeologico Nazionale “Gli Etruschi di frontiera”. Pontecagnano, inoltre, ha rappresentato per molte generazioni di archeologi un importante campo di formazione e studio e costituisce ancora oggi un punto di riferimento fondamentale per le attività didattiche dell’Ateneo salernitano.

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