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Riesame conferma misura cautelare per boss Marco Di Lauro per omicidio Maisto

Il Tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare in carcere per Marco Di Lauro, boss del clan di Secondigliano arrestato dopo circa 15 anni di latitanza, per l’omicidio di Ciro Maisto, avvenuto nel 2008; a settembre i provvedimenti erano stati emessi anche per Pasquale Spinelli, Nunzio Talotti e Gennaro Vizzaccaro, ritenuti coinvolti nel raid, che sarebbe stato una epurazione interna al clan Di Lauro.
A cura di Nico Falco
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Marco Di Lauro appena arrestato.
Marco Di Lauro al momento dell'arresto

Il Riesame ha confermato la misura cautelare in carcere nei confronti di Marco Di Lauro, per gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia mandante dell'omicidio di Ciro Maisto, ucciso nella villa comunale di Secondigliano il  agosto 2008; il provvedimento era stato emesso lo scorso 22 settembre dal gip del Tribunale di Napoli insieme a quelli per Pasquale Spinelli, Nunzio Talotti e Gennaro Vizzaccaro, ritenuti legati al clan Di Lauro e coinvolti nell'agguato. Per i quattro si apre ora la fase processuale.

Maisto, stando a quanto ricostruito dai pm, sarebbe stato ucciso per una epurazione interna, da affiliati allo stesso clan di cui faceva parte anche lui. Avrebbe messo in discussione la leadership di Marco Di Lauro, figlio del capoclan Paolo, alias Ciruzzo il Milionario. Venne attirato in trappola e ucciso nei pressi del rione Dei Fiori, il "Terzo Mondo" di Secondigliano, roccaforte dei Di Lauro. In quel periodo c'era stata la scissione del clan che aveva dato vita alla fazione della Vanella Grassi, che sarebbe stata protagonista con l'imminente Seconda Faida di Scampia; la circostanza aveva inizialmente spinto le indagini verso l'ipotesi che l'agguato fosse partito da nuovo gruppo criminale.

Durante l'udienza che si è tenuta ieri, 18 novembre, il sostituto procuratore della Dda, Maurizio De Marco, ha consegnato al giudice le dichiarazioni rese da Salvatore Tamburrino, ex braccio destro di Di Lauro e suo vivandiere durante la latitanza e attualmente collaboratore di giustizia, arrestato dopo l'omicidio della moglie, Norina Matuozzo. Per l'omicidio della moglie Tamburrino è stato condannato all'ergastolo.

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