
Quando Papa Francesco visitò Scampia: “La camorra spuzza. La vita a Napoli non è mai stata facile, ma non è mai stata triste”

C'erano in piedi ancora le Vele di Scampia e lui anche era in piedi, potente, il Papa argentino nella città di Maradona, atteso fra i palazzoni di edilizia popolare come un suo predecessore, quel Papa Giovanni Paolo II tanto diverso da lui.
Correva l'anno 2015: Papa Francesco – morto il 21 aprile 2025 a 88 anni – quando venne a Napoli volle partire dal quartiere di Scampia, spiegando perché: «Ho voluto incominciare da qui, da questa periferia, la mia visita a Napoli. Saluto tutti voi e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza! Davvero si vede che i napoletani non sono freddi».
"La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste!"
Fu un discorso intenso nel primo giorno di primavera di dieci anni fa. Ebbe parole importanti per i partenopei del quartiere all'epoca identificato con la camorra e con il dramma della miserabile condizione di tanti, troppi. «Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! È questa la vostra grande risorsa: la gioia, l’allegria. Il cammino quotidiano in questa città, con le sue difficoltà e i suoi disagi e talvolta le sue dure prove, produce una cultura di vita che aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta, e a fare in modo che il male non abbia mai l’ultima parola. Questa è una sfida bella: non lasciare mai che il male abbia l’ultima parola. È la speranza, lo sapete bene, questo grande patrimonio, questa “leva dell’anima”, tanto preziosa, ma anche esposta ad assalti e ruberie».

"La camorra spuzza"
Ovviamente alla camorra è il riferimento. «La camorra spuzza»: fu un modo di dire dell'argentino pronunciato durante quel discorso che fece il giro del mondo. «Lo sappiamo, chi prende volontariamente la via del male ruba un pezzo di speranza, guadagna qualcosina ma ruba speranza a sé stesso, agli altri, alla società. La via del male è una via che ruba sempre speranza, la ruba anche alla gente onesta e laboriosa, e anche alla buona fama della città, alla sua economia».
"Il lavoro sottopagato non è umano né cristiano"
Migranti, senza fissa dimora, anziani, lavoratori, giovani, malati: il suo discorso pensò a tutte e tutti. «Penso anche al lavoro a metà. Cosa voglio dire con questo? Lo sfruttamento delle persone nel lavoro. Alcune settimane fa, una ragazza che aveva bisogno di lavoro, ne ha trovato uno in una ditta turistica e le condizioni erano queste: 11 ore di lavoro, 600 euro al mese senza nessun contributo per la pensione. “Ma è poco per 11 ore!”. “Se non ti piace, guarda la coda di gente che sta aspettando il lavoro!”. Questo si chiama schiavitù, questo si chiama sfruttamento, questo non è umano, questo non è cristiano».
"Siano tutti napoletani, imparino il napoletano tanto dolce e bello"
E poi, la speranza: «Napoli è sempre pronta a risorgere, facendo leva su una speranza forgiata da mille prove, e perciò risorsa autentica e concreta sulla quale contare in ogni momento. La sua radice risiede nell’animo stesso dei Napoletani, soprattutto nella loro gioia, nella loro religiosità, nella loro pietà! Vi auguro che abbiate il coraggio di andare avanti con questa gioia, con questa radice, il coraggio di portare avanti la speranza, di non rubare mai la speranza a nessuno, di andare avanti per la strada del bene, non per la strada del male, di andare avanti nell’accoglienza di tutti quelli che vengono a Napoli da qualunque Paese: siano tutti napoletani, imparino il napoletano che è tanto dolce e tanto bello!».