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Patrizia Perone morta sette mesi dopo la rapina, pena ridotta per 20enne

Ridotta la pena al 20enne accusato della rapina in cui rimase gravemente ferita Patrizia Perone, morta sette mesi dopo: sconterà 6 anni e 2 mesi ai domiciliari e col volontariato.
A cura di Nico Falco
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Pena ridotta da 7 anni a 6 anni e due mesi, con sostituzione della misura cautelare (dalla reclusione in carcere ai domiciliari e con braccialetto elettronico) presso un'associazione con cui svolgerà volontariato assistendo persone indigenti. È quanto è stato disposto dalla Corte di Appello di Napoli per L. F., il giovane, oggi 20 anni, che un anno fa si rese responsabile della rapina ai danni di Patrizia Perone, l'imprenditrice napoletana rimasta gravemente ferita e morta sette mesi dopo in ospedale. Al ragazzo vengono contestati i reati di rapina aggravata e lesioni gravissime.

La donna, titolare della Antica Pizzeria Gianni e Genny di salita Tarsia, la sera del 17 luglio 2021 era in salita Tarsia, sullo scooter guidato dalla nipote. Si affiancarono due ragazzi, puntarono una pistola. Le donne cercarono di allontanarsi, ma la giovane alla guida perse il controllo e cadde. La Perone, che non indossava il casco, batté violentemente la testa a terra riportando un grave trauma cranico; i due, come si vede nel video, si appropriarono dello scooter e fuggirono. La rapina venne ripresa anche da una telecamera di sorveglianza.

La Squadra Mobile di Napoli risalì all'identità dei due rapinatori: L. F., allora 19 anni, e un 16enne. Tre giorni dopo, il 20 luglio, furono eseguiti i fermi per rapina aggravata emessi dalla Procura presso il Tribunale e presso il Tribunale per i Minorenni. L'imprenditrice morì sette mesi dopo in ospedale, il 22 febbraio, a 64 anni.

Il 16enne era stato collocato in comunità ed è stato poi condannato con rito abbreviato. Diversa la situazione di L. F., che era stato processato in primo grado prima del decesso della donna ed era stato condannato a sette anni di reclusione per rapina aggravata e lesioni gravissime. I giudici della Corte di Appello hanno accolto l'istanza presentata dal legale dell'imputato, l'avvocato Carla Maruzzelli, concedendo la possibilità di redenzione col volontariato presso il centro. Con la sentenza di secondo grado il 20enne ha lasciato il carcere e, in attesa della pronuncia della Cassazione che si dovrà esprimere definitivamente sulla vicenda, sarà in affidamento al centro di volontariato a partire da oggi.

Secondo la tesi della difesa, che annuncia a Fanpage.it di voler ricorrere in Cassazione, le lesioni non sarebbero direttamente riconducibili alla rapina: la nipote dell'imprenditrice avrebbe perso l'equilibrio dopo aver cercato di allontanarsi ma non sarebbe stata dimostrata durante il processo una azione dei due giovani volta a farla cadere volontariamente.

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