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Palazzo d’Avalos a Procida: storia dell’Eden delle pene a picco sul mare

Sembra una contraddizione in termini, un luogo destinato alla detenzione che allo stesso tempo impone e regala ai suoi ospiti forzati una vista a picco sul mare di Procida, che è croce e delizia: ecco tutto quello che c’è da sapere sul Palazzo d’Avalos, l’edificio dominante di Terra Murata nel punto più alto dell’isola.
A cura di Redazione Napoli
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Una vista così allevia ogni dolore o quasi. Una vista così al contempo ti fa bene perché ammiri la meraviglia del creato e ti fa male perché sai di poterla vedere solo da lontano. Una vista così è quella che si ammira da Palazzo D'Avalos, l'edificio dominante di Terra Murata a Procida, il punto più alto dell'isola. L'edificio fu costruito nel ‘500 insieme alle mura dalla famiglia D’Avalos, governatori dell’isola fino al ‘700, dagli architetti Cavagna e Tortelli per volere del Cardinale Innico d’Avalos, e fu Palazzo Signorile e successivamente Palazzo Reale dei Borbone che, nel 1815 lo trasformarono in scuola militare e poi in carcere del Regno con successivi ampliamenti. Ed è merito proprio dei D'Avalos se l'attuale Terra Murata è oggi visitabile, perché il borgo era accessibile solo dalla spiaggia dell’Asino dopo punta Lingua. Grazie a questo collegamento si ebbe lo sviluppo urbano dell’isola, con la nascita dell’insediamento del borgo della Corricella, la realizzazione del Convento di Santa Margherita Nuova e l’attuale architettura dell’abbazia di San Michele. Ma vediamo in breve l'evoluzione del carcere dal passato ad oggi.

L'abbandono e la rinascita

Era diventato un luogo fantasma quello voluto dai D'Avalos, poi divenuto sul finire del XVIII secolo residenza estiva dei sovrani borbonici e riserva di caccia. Fu infine trasformato dal 1830 al 1985  in caserma, carcere per ergastolani ma anche opificio per la lavorazione della canapa da parte dei detenuti per volere dei gesuiti. Tutto ciò fino al 1988, anno in cui il carcere chiuse e rimase abbandonato fino a che l'edificio e gli spazi che lo circondano tutt'ora non vennero acquisiti dal comune nel 2013, che continuò i lavori per la messa in sicurezza del percorso e l'apertura delle visite guidate per turisti e residenti.

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Le memorie di Giacomo

La memoria di questo luogo, la voce narrante. Parliamo di Giacomo Retaggio, che per 25 anni è stato medico del carcere e anche psicologo, ma soprattutto custode di aneddoti e storie, legate alle vite dei 500 detenuti, di cui 50 ergastolani, che hanno abitato queste mura. Tra queste stesse mura, che sono state anche utilizzate come set cinematografico, nel 1971 Nanni Loy girò parte del film "Detenuto in attesa di giudizio", con protagonista Alberto Sordi.

Pezzi di storia e di vita

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Camminando tra le enormi stanze della struttura di Terra Murata, sembra che il tempo si sia fermato e non è difficile imbattersi in giacche e scarpe impolverate, abbandonate lì dagli ultimi reclusi, piuttosto che trovare alcuni giornali datati 1987 che riportano in prima pagina la notizia di una bomba di fango in Valtellina, o su di un armadietto in ferro arrugginito è possibile sfogliare un libro di cassa per le case di reclusione, dove non vi è scritto alcun nome. In un angolo sono accatastati, accanto a una brandina, delle matasse di canapa, poco più in là una macchina da cucire Necchi.

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L'intera visita dura circa due ore, si attraversa il cortile, la caserma delle guardie, l’edificio delle celle singole, il padiglione delle guardie, l’edificio dei veterani, la medicheria e il tenimento agricolo, dove nasceranno orti sociali.  E come non notare anche quel che resta della camionetta che accompagnava i nuovi prigionieri dal porto, proprio come la descriveva Elsa Morante nel suo romanzo "L’isola d’Arturo", attraverso gli occhi del giovane protagonista.

L'arte contemporanea

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Nell'ultima stanza, la sorpresa che non ti aspetti. Qui si trova l’installazione di arte contemporanea di Alfredo Pirri, un’opera chiamata 7.0 perché inaugurata alle 7 del mattino. Si tratta di due lastre di vetro con al centro alcune piume d’uccello, un segno di rinascita da leggere durante il primo raggio di sole del giorno che, riflettendo sul vetro dal mare, inizia a brillare. La leggerezza della bellezza.

Orari e informazioni visite

Da maggio a settembre: 9.30 e 11.30 – 15.00 e 17.00
Da ottobre ad aprile: 9.30 e 11.30 e 14.00
Prenotazione entro le ore 12.00 del giorno prima sul sito del comune di Procida

Giorni di apertura: lunedì – martedì – mercoledì – giovedì – venerdì – sabato – domenica (chiuso il lunedì da ottobre a marzo).
Indirizzo: Via Salita Castello
Prezzo intero: 10 euro
Prezzo ridotto (non residenti, età 6-18 anni, studenti universitari under 25 anni e insegnanti): 5 euro

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