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Ospedale Santobono, mamma aggredisce e minaccia di morte l’infermiera: non voleva aspettare il turno

La denuncia di Nessuno Tocchi Ippocrate: “Ennesima aggressione al personale sanitario. Siamo stanchi”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Infermiera del Pronto Soccorso del Santobono aggredita e minacciata di morte da una mamma. La donna pretendeva di far visitare subito il figlio, nonostante fosse stato classificato con un codice verde, di non particolare gravità. È quanto sarebbe accaduto ieri pomeriggio nell'ospedale pediatrico napoletano, secondo quanto denunciato dall'associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, presieduta da Manuel Ruggiero. Si è trattato, dunque, come appreso da Fanpage.it da fonti qualificate, di un'aggressione di tipo verbale. Sul posto è arrivata comunque la Polizia di Stato.

Nessuno Tocchi Ippocrate: "Ennesima aggressione"

A raccontare l'episodio è l'associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, che parla della 17esima aggressione registrata nell'Asl Napoli 1 Centro nel 2023, la 27esima comprendendo anche l'Asl Napoli 2 Nord.

“Sono un’infermiera e lavoro al pronto soccorso del Santobono – scrive su Facebook Nessuno Tocchi Ippocrate, che riporta la segnalazione ricevuta – e sono qui per raccontarvi dell’ennesima aggressione accaduta ieri pomeriggio al pronto soccorso. La signora giunge come secondo accesso al nostro pronto soccorso nel giro di circa 3 giorni.

Poi aggiunge:

La prima volta viene dimessa con diagnosi di gastroenterite e va a casa con una cura da dover fare, ieri giunge inviata dal pediatra di famiglia che, senza visitare il bambino, a telefono prescrive una radiografia del torace perché il bambino aveva tosse. La signora viene inviata dal pediatra di famiglia con diagnosi di polmonite e per ricovero urgente (senza nessuna carta scritta, ma tutto fatto telefonicamente). Registro il bambino, prendo i parametri vitali i quali erano perfetti, valuto il bambino e somministro paracetamolo perché riscontro rialzo termico, febbre!”.

E prosegue:

Comunico alla signora il codice colore, in questo caso verde, le spiego che nel referto della radiografia non parla di polmonite e che il pediatra doveva visitare quantomeno il bambino prima di inviarlo da noi senza fare diagnosi telefoniche e che l’attesa era di almeno 2 ore salvo codici prioritari (c’erano 32 bambini in attesa).

Ma qui scoppia la protesta:

La signora contrariata dal codice colore perché pretendeva l’accesso immediato si accomoda borbottando, subentrano gli altri mille parenti che la incoraggiano e la fomentano e qui inizia l’aggressione e iniziano le minacce. La signora si è sentita in dovere di minacciare di morte e di minacciare di aggressione fisica ( ti aspetto qua fuori e ti ucciso, rompo il vetro e ti spacco la faccia). Viene allertata la polizia che giunge sul posto nel giro di 10 minuti circa, la signora viene visitata dalla dottoressa con la presenza della polizia. Si è proceduto con la denuncia d’ufficio.

Lo sfogo: “Siamo stanchi di lavorare così”

Quindi, conclude:

“Siamo stanchi, stanchi di lavorare così, stanchi di non essere tutelati da nessuno e di non essere rispettati. Siamo professionisti, vogliamo svolgere il nostro lavoro in maniera professionale ma così non ci viene permesso di farlo. Chiediamo ancora una volta di essere tutelati, chiediamo per l’ennesima volta la presenza di un drappello della polizia di pomeriggio e notte, chiediamo ancora una volta di essere rispettati! Ogni giorno siamo costretti a lavorare così, a breve scapperemo tutti e non rimarrà più nessuno a lavorare e a salvare vite. Siamo stanchi perché viene usato il pronto soccorso in maniera impropria, non è un centro commerciale ma bensì un luogo in cui si deve andare se c’è urgenza o necessità imminente di cure. Esistono i pediatri di famiglia che hanno l’OBBLIGO di visitare il bambino anche se ha la febbre e non inviarlo in maniera impropria in pronto soccorso spaventando il genitore che riversa le sue paure e le sue ansie su di noi trasformandole in aggressioni.

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