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Neonato ustionato a Portici, chiesta condanna a 15 e 12 anni per i genitori

La Procura di Napoli ha chiesto 15 e 12 anni di reclusione per i genitori di Vincenzo, il neonato di Portici gravemente ustionato a 4 giorni di vita.
A cura di Nico Falco
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Quindici anni di reclusione per Concetto Bocchetti, 12 anni per Alessandra Terracciano, per i reati di maltrattamenti, lesioni e abbandono di minori. Sono le pene richieste dalla Procura di Napoli (pm Francesca De Renzis e l'aggiunto Raffaello Falcone) nei confronti dei due imputati, genitori biologici del piccolo Vincenzo, il bimbo nato a Portici, in provincia di Napoli, il 16 marzo scorso e ritrovato gravemente ferito quattro giorni dopo da carabinieri e medici del 118. Il piccolo, che era nato in casa, aveva sul corpo ustioni gravissime, probabilmente di tipo chimico e causate da un prodotto non adatto usato per lavarlo.

All'appartamento di via Diaz i carabinieri erano arrivati in seguito a una segnalazione. Il piccolo, in fin di vita, era stato trasportato d'urgenza in ospedale mentre per i genitori era scattato il fermo. Il bambino era stato ricoverato al Santobono di Napoli, inizialmente nella Terapia Intensiva neonatale, e sottoposto a diversi interventi chirurgici, tra cui un trapianto di cute per via delle lesioni provocate dalle ustioni. È stato dichiarato ufficialmente fuori pericolo soltanto cinque mesi dopo e lo scorso maggio il Tribunale ha individuato per lui una nuova famiglia a cui è stato affidato dopo le dimissioni, ad agosto.

La coppia ha altri sette figli, nati anche da precedenti relazioni, tutti inseriti nei piani di affidamento e poi di adozione. Dalle indagini è inoltre emerso che la donna era già in cura per patologie psichiatriche (motivo che ha portato alla richiesta di condanna più lieve, dovuta all'attenuante, concessa, della seminfermità mentale); sia Bocchetti sia la Terracciano avevano perduto la patria potestà, anche nei confronti del bimbo che ancora non era nato; il provvedimento era del 10 marzo, probabilmente avevano nascosto il parto, e non avevano registrato il bimbo all'anagrafe, per paura che anche quello venisse loro tolto.

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