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Neonata morta dopo il parto, la madre: “I battiti scendevano ma continuavano a non fare il cesareo”

Giulia è la donna che ha perso la sua bambina dopo il parto a Villa Betania. “La piccola è rimasta con noi 24 ore, il cuoricino era forte. Ora vogliamo giustizia”.
A cura di Natascia Grbic
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"La mia è stata una gravidanza fisiologica, tutto è andato bene per nove mesi. Non ho mai avuto un problema. Fino al 21 febbraio, quando ho rotto le acque alla 38esima settimana e sono corsa a Villa Betania". Giulia è la donna che ha perso la sua bambina, Camila, durante il parto. Ricoverata per quasi dieci giorni, è uscita dall'ospedale giovedì 2 marzo. Ora è a casa, senza sua figlia, vissuta appena 24 ore. "Non sto ancora bene, ho avuto un cesareo d'urgenza, un'infiammazione e una forte emorragia, ho rischiato anch'io la vita – ha raccontato a Fanpage.it – La ripresa sarà lunga, ma voglio giustizia e sapere cos'è successo a mia figlia".

Giulia è arrivata in ospedale verso le 18.30 del 21 febbraio. "In pronto soccorso ho fatto l'accettazione, sono stata visitata e i medici si sono assicurati che avessi veramente rotto le acque – spiega – Mi hanno fatto un'ecografia, un tracciato, ed era tutto nella norma. Insomma, la rottura delle acque era considerata una cosa fisiologica per il parto a termine, per cui secondo loro a breve sarebbero partite le contrazioni".

Le contrazioni, però, non sono mai partite. "Ho passato la notte ricoverata in reparto, e mi hanno fatto un ulteriore tracciato. La mattina i medici mi hanno spiegato che avendo perso liquido amniotico dovevano procedere con l'induzione, e mi hanno dato una prima pillola. Ho avuto qualche contrazione ma poi non è successo nulla, quindi da protocollo mi hanno somministrato una seconda pillola".

Dopo la seconda pillola, le contrazioni sono partite, ma non come avrebbero dovuto. "Sono andata in ipertono uterino. Le contrazioni erano forti, lunghe e ravvicinate tra loro, il che non andava bene, perché mi ha portato una tensione uterina troppo alta. Nel frattempo dal tracciato vedevo i battiti della bimba decelerare, il macchinario suonava. Mi hanno fatta sdraiare e mi hanno somministrato un altro farmaco, il miolene, per provare a decelerare le contrazioni. Gli ho chiesto come mai, mi hanno risposto che dovevano capire se il battito decelerava per un malessere della bambina, se si era poggiata sul cordone. Le contrazioni sono effettivamente diminuite. Nel frattempo mi facevano visite interne molto violente e dolorose, dalle quali si evinceva che il mio utero era ancora chiuso e la bambina troppo in alto. Non ero per niente dilatata, non c'erano proprio i presupposti per arrivare al momento del parto naturale".

Nel frattempo Giulia vedeva che i battiti della bimba continuavano a decelerare. Quando i medici hanno smesso di sentire quelli di Camila, l'hanno portata in sala operatoria per intervenire d'urgenza. Le hanno fatto l'anestesia totale e praticato il taglio cesareo. "Quando mi sono svegliata ho chiesto come stava la mia bambina. Nessuno mi rispondeva, poi mi hanno detto che c'era stato un distacco di placenta improvviso. La piccola si è spenta cerebralmente, anche se poi è deceduta il giorno dopo. Il cuoricino era molto forte, ed è riuscita a superare le 24 ore".

Giulia e il marito hanno sporto denuncia, e sul caso è stata aperta un'inchiesta. L'ospedale ha aperto un'indagine interna, anche se ha fatto sapere che tutte le procedure sono state eseguite in modo corretto. "Siamo provati da questo evento, ci rendiamo conto della tragedia, ma siamo con la coscienza a posto, perché abbiamo rispettato le linee guida delle buone pratiche", ha dichiarato all'Ansa Vincenzo Bottino, direttore sanitario di Villa Betania.

L'ospedale ha dichiarato che la morte della bimba è avvenuta per un improvviso distacco della placenta, un evento raro e imprevedibile. "Il cesareo non è stato rimandato", ha aggiunto il dottore. "La signora è stata controllata in continuazione con parametri sempre stabili e tranquilli, dopo alcune ore da induzione del travaglio si è assistito a una sofferenza fetale improvvisa e diagnosticata precocemente, per cui dopo cinque minuti è stata portata in sala per il taglio cesareo con urgenza. Da questo cesareo in pochi minuti è nato un feto in forte sofferenza con la placenta distaccata, che ha poi portato al decesso".

Per Giulia, invece, non è andata così. "Il mio utero era chiuso, la bambina era troppo su, le contrazioni non arrivavano, i battiti della bimba deceleravano. Quante cose devono accedere prima di fare un cesareo? Sarebbero potuti intervenire molto prima. E invece quando ho chiesto se la piccola era in sofferenza mi hanno risposto ‘eh, sofferenza è un parolone'. Dalla rottura delle acque al cesareo sono passate 24 ore".

Quello che Giulia e suo marito vogliono, è sapere cos'è successo e come mai la loro bambina sia morta. "Vogliamo giustizia, non chiediamo altro. Io non so se dovevo insistere di più per avere subito il cesareo e se le cose sarebbero andate diversamente. Ma io mi sono affidata ai medici, mi sono fidata ciecamente di quello che facevano. Ci saranno sicuramente donne che hanno fatto un parto naturale bellissimo, ma se ci sono complicanze bisogna intervenire, non aspettare così tanto".

"È successo a me, ma poteva succedere a un'altra donna. Adesso sono nel mio dolore, solo combattere mi dà forza. So che i medici sono dispiaciuti per quello che è successo, ma sono io che sono tornata a casa senza mia figlia".

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