205 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Napoli, movida e violenza: stiamo scoprendo gli effetti di 10 anni senza regole

Chi ha scelto di restare a Napoli e la vede cambiare, diventando un coacervo di rabbia e violenze non può rassegnarsi. Ma come siamo arrivati fino a qui ce lo siamo chiesti?
205 CONDIVISIONI
Immagine

Napoli ha la capacità di assimilare e digerire pure i sassi. Non stupisca nessuno, quindi, che degli ultimi 10 anni non si parli più. E invece occorrerebbe analizzare la recrudescenza della microcriminalità predatoria e le notti di violenza spacciate per movida spensierata e giovanile alla luce delle politiche adottate nell'ultimo decennio. Bisogna tirare in ballo tutti: la precedente amministrazione comunale guidata da Luigi De Magistris, la Regione Campania guidata oggi come allora da Vincenzo De Luca, Prefettura, Questura, Carabinieri, Finanza, Procura della Repubblica, Procura per i minorenni.

Non è stato fatto e non è un bene. Non possiamo capire l'oggi senza osservare quanto fatto negli anni pre-Covid. Ah: chissà perché poi di qualsiasi fenomeno sociale oggi si attribuisce la "colpa" al Covid. Guardate che è un virus che attacca il sistema respiratorio, non ti mette un coltello o una pistola in tasca. Quindi cerchiamo di non trovare stupidi alibi per ogni porcheria.

 Napoli si è ristretta. Sembra un golfino di lana buttato in lavatrice a 90 gradi. Centro storico, ovvero via Toledo, Decumani, Mezzocannone, zona universitaria; Quartieri Spagnoli. Vomero: via Aniello Falcone, via Scarlatti, via Luca Giordano. Lungomare, Chalet di Mergellina e Baretti di Chiaia.  Napoli si è ristretta e viaggia solo su scooter e auto. Cosa comporta? Tantissima gente da ogni parte della città – ma anche da fuori, visto che abbiamo  tanti turisti – stipata in pochi posti. L'idea che Napoli si mescoli durante il weekend è bellissima, ma l'eccesso produce mostri. È solo caos, voglia di alzare la voce (e il gomito). La notte avanza, aumenta il tasso alcolico, aumenta l'adrenalina e con essa le tensioni.

La orribile locuzione «sguardo di troppo», quante volte l'abbiamo sentita? È impossibile per le forze dell'ordine gestire una densità di persone gigantesca stipata nei vicoli e nelle piazzette se si scatena una rissa, se i gruppetti si organizzano per zone di provenienza, per "gang". Se c'è un malore o un accoltellato manco l'ambulanza riesce ad accedere. È un fatto: chi esce di sera lo sa.

Immagine

Locali e baretti si sono mangiati la città e i suoi spazi pubblici. Ma vogliamo dirlo chiaramente che in 10 anni non uno spazio pubblico aggregativo a scopo sociale è stato realizzato, ma tutte le nuove attività cittadine presuppongono di dover mangiare o bere e comunque cacciare soldi? Ristoranti, take away, pizzerie, friggitorie, fast food e baretti si sono mangiati i marciapiedi, si sono mangiati le strade, si sono mangiati la vivibilità. Chi campa nel centro storico spesso ci contatta per raccontarci una cosa assurda: non riesce a dormire. Vi pare poco?

La privazione del sonno è riconosciuta come tortura. Ma davvero non vi rendete conto che il rapporto costi/benefici della "sprizzeria-Napoli" di un centro storico che è «fritto» in teoria e in pratica è la trasformazione della città in un grande fast food a cielo aperto dove gli unici che guadagnano sono gli esercenti?

Quanti permessi a dehors e tendoni sono stati accordati in questi anni? Si rispettano le regole?   I "vasci", ovvero i bassi partenopei, terranei che venivano usati come abitazioni (impropriamente) ora sono usati come ristorantini o baretti (è il caso di Quartieri Spagnoli e Tribunali). Com'è stato possibile autorizzare tutto ciò se il Piano Regolatore non lo prevede? La Soprintendenza ai Beni culturali di Napoli dov'è? Che fa? Citofonare ministro della Cultura Dario Franceschini.

La periferizzazione di Napoli.  «Città dimenticata /sfruttata abbandonata / da tutti disprezzata» cantavano i 99 Posse trent'anni fa. Il nuovo Oro di Napoli è il turismo. Il processo di gentrificazione, l'effetto airBnB, la cancellazione di funzioni storiche aggregative sostituite da funzioni squisitamente commerciali: a Secondigliano, periferia Nord partenopea dove si girano fiction di camorra da quindici anni c'è un mega centro commerciale ma non c'è più una libreria.

Incredibile: se vuoi comprare un libro a Secondigliano e non hai o non vuoi usare Amazon e simili devi «scendere giù Napoli». I negozi dei cellulari ci sono, ci sono le concessionarie per gli scooter, ci sono i negozi di vestiti «di marca». Desiderare, desiderare sempre, desiderare tutto, dalla mattina alla sera. I ragazzi di Secondigliano devono desiderare di comprare e basta. Senza alternative, senza soluzione di continuità. Stiamo piantando semi tossici, i fiori del male che arriveranno non dovranno stupirci.

E nel frattempo Napoli è marginalizzata politicamente e socialmente, peggio che negli anni Ottanta. Il patto per Napoli, il patto sicurezza. La politica è diventata un contrattificio. Ma se di patto si tratta – bisogna dirlo al sindaco attuale Gaetano Manfredi – abbiamo letto bene le clausole? I costi occulti? Che paghiamo per avere il Pnrr?

Una idea chi vive in questa città, chi ha scelto di restare, ce l'ha. Stiamo pagando con la perdita di identità. Se non sai più chi sei hai perso la bussola, hai smarrito la mappa, puoi solo andare a sbattere.

205 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views