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Caivano, la morte di Maria Paola Gaglione

Morta perché fidanzata con un ragazzo trans: il fratello di Maria Paola accusato di omicidio volontario

Michele Gaglione, fratello di Maria Paola, è accusato di omicidio volontario: i pm hanno formulato la nuova ipotesi di reato per la tragedia del 12 settembre scorso, quando il giovane inseguì lo scooter della sorella e del compagno transgender tra Caivano ed Acerra e la ragazza, dopo un incidente, finì col collo su un tubo di irrigazione rimanendo ferita mortalmente.
A cura di Nico Falco
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Non più omicidio preterintenzionale, ma omicidio volontario: la Procura della Repubblica di Nola ha formulato la nuova e più grave ipotesi di reato a carico di Michele Gaglione, che ora è accusato di avere ucciso intenzionalmente la sorella Maria Paola quella notte del 12 settembre scorso, quando tra Caivano ed Acerra (Napoli) inseguì lo scooter su cui la ragazza era con il compagno Ciro Migliore. Quella folle corse si concluse con un incidente: lo scooter dei due giovani finì a terra e Maria Paola, 20 anni, cadde al lato della carreggiata, finendo su un tubo di irrigazione che la ferì gravemente al collo e la uccise.

Michele Gaglione, che ammise l'inseguimento ma disse di non aver colpito lo scooter, fu indagato sin da subito per omicidio preterintenzionale ed è attualmente detenuto; nell'avviso di chiusura indagini emesso qualche giorno fa i pm hanno chiesto anche un'ulteriore misura cautelare, istanza però respinta dal gip di Nola. La tragedia risale alla notte tra l'11 e il 12 settembre. Maria Paola e Ciro erano sullo scooter di lui a Caivano, stavano tornando a casa quando incrociarono Michele. Ultimo capitolo, racconterà poi Ciro, di continue pressioni, anche violente, per spingere i due a lasciarsi perché il 31enne non avrebbe accettato che la sorella stesse insieme a un ragazzo transgender; versione confutata dalla famiglia Gaglione, secondo cui il motivo sarebbe invece nel modo di vivere di Ciro ma non riferito alla sfera sessuale.

Gaglione aveva ammesso di avere inseguito lo scooter dei ragazzi, ma aveva negato di averlo colpito con un calcio in via degli Etruschi, quello che, ha spiegato Ciro, gli avrebbe fatto perdere il controllo del mezzo. Inizialmente accusato di morte come conseguenza di altro reato, il 31enne era stato indagato per omicidio preterintenzionale: il giudice aveva convalidato l'arresto a prescindere dal calcio menzionato da Ciro, motivando col fatto che la sua condotta aveva in ogni caso determinato l'incidente.

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