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Moria di pesci nel Cilento, “uccisi da un’infezione”: l’Istituto Zooprofilattico apre un’indagine

L’Istituto Zooprofilattico: “Probabile infezione da parassiti. Ipotesi Glugea, ma non c’è rischio di trasmissione all’uomo”
A cura di Pierluigi Frattasi
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Immagine di repertorio
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La moria dei pesci nel mare del Cilento potrebbe essere legata ad una infezione da parassiti. È questa la tesi più accreditata, secondo l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (Izsm), che ha avviato un'indagine sullo strano e inquietante fenomeno che si sta verificando da alcune settimane.

L'istituto zooprofilattico apre un'indagine: “Grande preoccupazione”

Ad essere colpiti dalle morti anomale sembrano essere soprattutto i pesci della specie Alaccia, ossia la Sardinella Aurita. Un fenomeno che ha destato negli esperti dell'istituto “grande preoccupazione”, come sottolinea l'ente in una nota. L'Izsm – che collabora strettamente con le autorità locali, le organizzazioni ambientali e le Istituzioni scientifiche per monitorare attentamente la situazione e adottare le misure necessarie per proteggere l'ecosistema marino e la salute pubblica – sta attualmente conducendo un'indagine approfondita per identificare le cause di questo fenomeno.

“Pesci vittime di parassiti microsporidi”

Secondo l'Izsm, “le prime analisi effettuate dei campioni prelevati dall'area colpita hanno evidenziato che la presenza di pesci morti e moribondi appartenenti alla specie alaccia (Sardinella aurita) è da attribuire ad infezione da microsporidi, parassiti la cui specie è in corso di identificazione”.

L'ipotesi: “Potrebbe essere Glugea, non si trasmette all'uomo”

Per Fabio Di Nocera, responsabile Unità Operativa Semplice Ittiopatologia Izsm,

“Sulla base delle lesioni riscontrate e delle caratteristiche strutturali delle spore e dei parassiti liberi identificati, potrebbe trattarsi di una “infezione riferibile al genere Glugea. L'infezione, non trasmissibile all'uomo, è stata in passato già ampiamente riscontrata in alacce pescate in Paesi che affacciano sul Mediterraneo”.

Mentre sull'origine dell'infezione Di Nocera ipotizza che:

Sulle cause della diffusione dell'infezione potrebbe aver giocato un ruolo rilevante la stagionalità. Infatti, diversi studi identificano la temperatura tra i fattori scatenanti l'infezione da microsporidi; ma non sono da escludere fattori legati all'ecobiologia, al comportamento e all'immunità dell'ospite. Inoltre, le alacce di piccola taglia risultano più infette rispetto a quelle più grandi, a conferma della relazione tra dimensione dei pesci e prevalenza”.

Esterina De Carlo, direttore sanitario dell'Izsm Campania e Calabria, afferma che:

“La mortalità dei soggetti è diffusa da Eboli a Sapri (Salerno) ma non è quantificata. La diagnosi è stata effettuata presso i laboratori dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno con il coordinamento dell'Uos Ittiopatologia. Gli esami anatomoptaolgici, microbiologici e biomolecolari hanno portato alla diagnosi di microsporidiosi. Questo fenomeno, unitamente alle colorazioni anomale dell'acqua da proliferazione di fitoplancton confermano la stretta connessione tra ambiente e salute degli animali, che appare così sempre più evidente anche agli occhi dei non addetti ai lavori”.

Per Antonio Limone, direttore Generale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.

“È importante mantenere una ‘rete' di epidemiosorveglianza, per garantire anche rispetto a fenomeni come questi la consapevolezza scientifica di ciò che accade. Il merito di questa collaborazione va equamente suddiviso tra le nostre attività diagnostiche dell'Istituto e l'importante presenza sul territorio dell' Asl di Salerno che ha contribuito alla diagnosi relativa a questa moria di pesci”.

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