“Scienze e tecniche psicologiche, quel bando della Federico II ha criteri ingiusti”

Mi è stato insegnato, sin dall’infanzia, che quando ci troviamo di fronte un’ingiustizia, se non facciamo sentire la nostra voce, siamo colpevoli per metà di quell’ingiustizia. È per questo che ritengo giusto, anche se la mia è solo una piccolissima voce, parlare di un fatto che mi ha dato non poca tristezza.
Qualche giorno fa mi è giunta voce che il bando di ammissione all’Università Federico II in “Scienze e tecniche psicologiche”, ha un criterio di ammissione davvero discutibile. Il bando di fatto afferma che la graduatoria sarà compilata sulla base dei voti della maturità degli studenti.
Io, dal mio canto, non ci guadagno niente. Il mio posto all’università ce l’ho. Nel 2016 ho sostenuto il test di ammissione con altri 1000 candidati su per giù. Ma trovo troppo ingiusto abbandonare questi giovani ragazzi, che lasciano il liceo per seguire le loro aspirazioni, i loro sogni, per dare una direzione alla loro personalità, alla loro peculiarità. Ho scritto un post sul mio profilo facebook e di rimando ho ricevuto tanti messaggi di ragazzi dispiaciuti, preoccupati, che si sono sentiti meno di ciò che sono, di ciò che potrebbero essere. Durante la triennale a Psicologia abbiamo studiato che esiste uno “sviluppo potenziale”, ovvero lo spazio tra ciò che possiamo fare e ciò che poi faremo effettivamente. Che questo non sia un paese per giovani ormai lo abbiamo capito tutti, la pandemia ha svelato i limiti che esistono nell’istruzione, soprattutto a livello organizzativo. Ma pare assurdo che non potessero esserci altri modi, visto che per l’iscrizione ad altri corsi di studio il test si svolgerà regolarmente. Non doveva volerci molto suddividere gli iscritti nelle aule, fare ingressi scaglionati, forse richiedeva uno sforzo troppo grande, lo stesso sforzo che però è stato chiesto a noi studenti di fare durante la quarantena.
Il problema reale è che in Italia il numero ha più valore della persona e quando ciò accade significa che si è raggiunto il baratro della tristezza, si può solo risalire. I percorsi del liceo sono vari, perché varie sono le persone che li attraversano. Penalizzare qualcuno sul voto di maturità, facendolo sentire l’ultimo tra gli ultimi è una cosa intollerabile e lo è ancor di più per un test di ammissione ad una delle facoltà più “umane” negli atenei.
Molti ragazzi mi hanno scritto che stanno cercando in qualunque modo di contattare professori, segreterie, affinché questo possa cambiare, affinché tutti possano avere la possibilità di mettersi alla prova, di giocare la loro chance, ma non per il loro voto, semplicemente per il loro amore per la disciplina.
Le loro voci non valgono? I loro sogni non possono essere realizzati? La loro fatica non può essere premiata?
Tutto ciò che chiedono gli studenti è di essere ascoltati, perché troppe volte la loro voce è stata soppressa, molte volte ancora la loro voce non è stata tutelata.
Non so se questa piccola voce possa cambiare qualcosa, se possa smuovere qualche animo, ma ai ragazzi che desiderano diventare Psicologi voglio dire di non arrendersi. Facciamo un lavoro bellissimo, ci permette di stare a contatto con le fragilità e di custodirle, ci permette il contatto umano, la comprensione di ciò che è diverso da noi, ciò che non siamo ma che in un modo o nell’altro impariamo a capire e ad accettare. Lottate, studiate. Noi saremo lì ad aspettarvi, con il banchetto a Porta di Massa per l’accoglienza alle matricole.
Ci è stato chiesto, durante la pandemia di portare pazienza, di arrangiarci, ma ora non più. Siamo stanchi di portare pazienza, ora la voce la dovete ascoltare.
Martina Valentino, Studentessa della Specialistica di Psicologia alla Federico II di Napoli