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“L’altro candidato vi caccia dalle case popolari”, i tentativi del clan di manipolare il voto a Cercola

Per convincere i cittadini delle case popolari, due degli arrestati nell’inchiesta sul voto di scambio a Cercola (Napoli) facevano girare la voce che il rivale volesse sfrattarli.
A cura di Nico Falco
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L'esigenza di comprare i voti per il ballottaggio, l'assenza di denaro per farlo. Situazione che parrebbe essere senza uscita, ma a quanto pare la camorra aveva provato il colpo da fantasista, dicendo che l'altro candidato aveva intenzione di sfrattare gli abitanti dalle case popolari della frazione di Caravita e convincendo quindi gli elettori che in ballo c'era la propria casa. È quello che emerge dall'ordinanza che, il 6 maggio, ha portato in manette sette persone con l'accusa di avere manipolato le elezioni amministrative di Cercola, in provincia di Napoli. Un patto, ricostruiscono gli inquirenti, che avrebbe coinvolto Giusy De Micco, candidata, il fratello Sabino De Micco, all'epoca già consigliere municipale, e i clan Fusco-Ponticelli e De Micco – De Martino.

Manipolate amministrative e ballottaggio

I voti sarebbero stati comprati per le elezioni amministrative del 14 e 15 maggio 2023 e per il relativo ballottaggio, che c'è stato il 28 e il 29 maggio. I clan avrebbero favorito il candidato Antonio Silvano, poi non eletto, che in questa indagine dei carabinieri e della Direzione Distrettuale Antimafia risulta indagato ma non raggiunto da misura cautelare.

Tra gli arrestati, invece, c'è Antonietta Ponticelli, figlia del boss ergastolano Gianfranco, che nonostante fosse stata privata del diritto di elettorato era riuscita a farsi designare come rappresentate di lista con documenti falsi. Destinazione carcere anche per Giuseppina De Micco, 50 anni, per i fratelli Sabino e Giusy De Micco, 25 e 30 anni, Salvatore Capasso, 45 anni, e Pasquale De Micco, 51 anni; disposti i domiciliari per Giovanni De Micco, 75 anni, padre di Giuseppina.

"L'altro vi caccia dalle case popolari"

L'intercettazione, effettuata con un malware trojan installato in un telefono cellulare, risale al 28 maggio 2023, primo giorno del ballottaggio. A parlare sono Giuseppina De Micco e il padre, Giovanni De Micco, che il gip nell'ordinanza definisce "soggetto di estrema pericolosità e protagonista dei fatti investigati". L'uomo, secondo la ricostruzione, insieme alla figlia Giuseppina si sarebbe occupato di comprare i voti, usando 1.800 euro messi a disposizione dalla candidata Giusy e dal fratello Sabino.

Quello captato dagli inquirenti è proprio l'incontro con una cittadina. I due chiedono di votare Silvano ma specificano che il candidato "non vuole dare niente", ovvero non è disposto a pagare per il ballottaggio. E questo è un problema, come si evince da altri dialoghi: diverse persone si rifiutano di andare a votare se non pagate.

Allora l'uomo, come sottolinea il gip, ripiega su argomentazioni politiche, ripetendo più volte quali sarebbero le intenzioni dell'altro candidato, Biagio Rossi. "Quell'altro sindaco ha detto ve ne caccio a tutti quanti se salgo io", dice Giovanni De Micco. E poi, alle richieste di chiarimenti della donna, insiste: "A tutti, ha detto che deve pulire Caravita".

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