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La figlia del boss rappresentante di lista: così il clan voleva controllare le elezioni a Cercola

Il clan Fusco-Ponticelli, con l’aiuto dei De Micco-De Martino, avrebbe comprato voti a 30 e 20 euro per le amministrative del 2023 a Cercola. Oggi 7 arresti.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Figlia di un boss ergastolano, condannata anche lei per camorra e per questo interdetta dai pubblici uffici e privata del diritto di elettorato. Ma Antonietta Ponticelli, figura chiave dell'inchiesta sul voto di scambio che ha portato in manette oggi 7 persone a Cercola (Napoli), in quella tornata elettorale era inserita benissimo: era rappresentante di lista, per "Europa Verde": un ruolo che aveva ottenuto, hanno poi appurato gli inquirenti, grazie a documentazione falsa. Le indagini dei carabinieri e della DDA (pm Henry John Woodcock e Stefano Capuano) sono partite proprio dalla Ponticelli, figlia del capoclan detenuto Gianfranco Ponticelli, ritenuto ai vertici dei Fusco-Ponticelli, il clan che avrebbe cercato di manipolare le amministrative del 14 e 15 maggio 2023 (e il successivo ballottaggio del 28 e 29 maggio) con l'aiuto dei De Micco – De Martino di Ponticelli. La donna, per la quale oggi è scattata l'arresto, aveva attirato l'attenzione della Polizia Locale, che ha poi inoltrato la segnalazione: si era presentata con una trentina di deleghe per ritirare tessere elettorali di cittadini che avevano dichiarato di averle smarrite.

Voto di scambio a Cercola, 7 arresti

Agli arresti è finita anche la candidata consigliera comunale Giusy De Micco, all'epoca iscritta nella lista Europa Verde. Sarebbe stata lei, secondo gli inquirenti, a tentare di pilotare le elezioni con l'aiuto dei Fusco-Ponticelli e con la collaborazione di alcuni parenti del clan del quartiere della periferia Est di Napoli. Nell'ordinanza si legge che la giovane e il fratello, Sabino De Micco, consigliere della Sesta Municipalità di Napoli,

palesemente promettono e mettono a disposizione dell'associazione – in persona di Ponticelli Antonietta – la somma di 1.800 euro, indicata da De Micco Giovanni e De Micco Giuseppina (che non hanno alcuno specifico interesse diretto nella vicenda, se non evidentemente quello discendente dal sodalizio con la Ponticelli) come necessaria a procurare alla candidata 60 voti.

Il carcere è stato disposto per Giuseppina De Micco, 50 anni, Sabino De Micco, 25 anni, Giusy De Micco, 30 anni, Antonietta Ponticelli, 43 anni, Salvatore Capasso, 45 anni, e Pasquale De Micco, 51 anni; ai domiciliari, invece, il 75enne Giovanni De Micco.

I voti venduti a 20 e 30 euro

Le preferenze, come si evince dalle intercettazioni contenute nell'ordinanza, sarebbero state vendute a 30 euro per le amministrative e a 20 euro per il relativo ballottaggio. E, quando gli indagati avevano capito che la tornata elettorale non era andata bene, avevano anche contestato agli elettori di non avere rispettato la promessa, di avere incassato il denaro da più di un candidato.

Le indagini hanno inoltre fatto luce sull'organizzazione del cartello Mazzarella-De Micco-De Martino – Aprea, attivo tra i quartieri napoletani di Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio. I carabinieri hanno inoltre documentato altri episodi di corruzione elettorale risalenti al 2020 e riconducibili al clan De Luca Bossa – Minichini e il pestaggio di un pregiudicato del quartiere Caravita di Cercola: l'uomo avrebbe comprato dei voti per un candidato al Consiglio Regionale della Campania senza pagare la tangente al clan.

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