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Elezioni amministrative Napoli 2021

La strategia di Gaetano Manfredi: niente confronti con gli avversari. Ma è giusto?

Gaetano Manfredi non partecipa ai confronti con gli altri candidati a sindaco di Napoli. Vuole evitare il faccia a faccia dialettico con politici scafati come Bassolino o con giovani come Clemente. Ma il rifiuto del dibattito non rischia di essere deleterio per il candidato di Pd e Cinque Stelle?
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Non è vero che Gaetano Manfredi non sa parlare in pubblico. Lo ha fatto, lo ha dovuto fare per molti anni: è professore universitario, è stato Rettore di uno dei principali atenei italiani, è stato ministro dell'Università. È vero, però, che non infiamma le platee.

La voce monocorde, la lentezza nella cadenza, le parole pacate, mai sopra le righe: è quanto di più distante dal suo principale "grande elettore", ovvero il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e dal suo principale avversario, ovvero il candidato ed ex sindaco Antonio Bassolino.

De Luca è vittima della sua stessa veemenza: un portento del neologismo e dell'insulto, si lascia trasportare, si fa coccolare e rassicurare dalle sue stesse parole, poi come un oratore esperto spezza il ritmo, inizia a infervorarsi. E però spesso esagera. Esagera una volta, esagera due, tre , quattro… ciò che dice finisce con diventare più un caso mediatico che politico.

Bassolino, invece, ha sfidato negli anni la balbuzie ma non è certo un timido e anni di palchi, dibattiti e discorsi lo dimostrano. Quando ragiona, anche in pubblico, si aggrappa alle parole sincopandole e usando le mani come prolungamento delle frasi, è slogan di se stesso. È scenico.

Gaetano Manfredi non è un politico. Per giunta arriva dopo un decennio di Luigi De Magistris, un rabdomante del populismo e della frase-spot, con un sicuro futuro da editorialista televisivo per come ‘buca' lo schermo (sicuramente meglio di come amministra la cosa pubblica).

Manfredi è però un diesel di qualità: bisogna lasciarlo carburare un po' per scoprire quanto dosa bene le parole, pesandole una a una: è un valore che in tempi di populismo e spettacolarizzazione abbiamo dimenticato.

E qui la domanda: ma un sindaco deve saper parlare o amministrare? Vorremmo l'uno e l'altro, è l'eterno dilemma dell'avere o dell'essere.

Questo eccessivo timore nel preservare Gaetano Manfredi dal dibattito con gli altri candidati rischia tuttavia di essere deleterio. Il candidato del Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle ha in pochi giorni svicolato da un dibattito giornalistico ed ha detto no pure a quello dell'Unione degli Industriali. Non rischia di risultare altezzoso, antipatico, altero, distante dai napoletani?

E d'altro canto, citando il James Senese che si rivolge a Lello Arena in "No, grazie, il caffè mi rende nervoso": ci piace la musica o ‘il fumo'? La politica come sostanza o come presentazione di una promessa?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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