
La ristoratrice napoletana Nives Monda non usò violenza né discriminò i turisti israeliani: archiviate le accuse

La dura lite fra due turisti israeliani e la ristoratrice napoletana Nives Monda sul genocidio a Gaza non fu atto di violenza, minaccia, né tanto meno discriminazione mossa da odio politico, etnico o razziale. Per questi motivi il giudice per le indagini preliminari di Napoli ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura partenopea nell'ambito del procedimento nato dalla lite, avvenuta nello scorso mese di maggio.
A darne notizia Domenico Ciruzzi, legale della donna: «Il pm – ha spiegato – chiede l'archiviazione perché non si ravvisa nella condotta di Monda alcuna violenza o minaccia. Sono gli stessi querelanti a riferire come l'indagata non abbia mai minacciato direttamente le persone offese, non abbia avuto alcun tipo di contegno violento, tale circostanza viene inoltre confermata dallo stesso video prodotto in sede di querela, nel quale non vi è traccia di comportamenti minacciosi o violenti tenuti dalla querelata». La ristoratrice – secondo il suo legale – si era limitata ad affermare una responsabilità morale dei querelanti, in quanto israeliani, con riferimento alla morte dei bambini palestinesi in ragione delle operazioni militari poste in essere dal governo di Israele.
L'altro legale della ristoratrice, l'avvocato Stella Arena, ha sottolineato che i gestori del locale citeranno in sede civile «alcuni media» parlando di gogna mediatica subìta da Nives Monda nel corso dei giorni immediatamente successivi la vicenda.
Le accuse di Nives Monda: "Il sindaco Manfredi non mi ha protetta"
La ristoratrice napoletana già nei mesi scorsi aveva fatto sentire il proprio malcontento dopo il silenzio del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e la scelta dell'assessora al Turismo Teresa Armato che aveva incontrato i due israeliani, scatenando le ire della comunità pro Palestina su un argomento così delicato. Oggi rincara la dose: «Il sindaco non mi ha protetta. Dopo 10 minuti erano iniziate le recensioni negative per la Taverna a Santa Chiara, dopo due ore ero su tutti i social, dopo tre ore ho ricevuto minacce di morte persino dal Brasile… Mi ha fatto male – dice la ristoratrice – l'insensibilità di chi mi ha sbattuta in prima pagina senza pensare che poteva diventare per me un motivo di fine. Ho vissuto 36 ore senza mangiare, senza dormire, a stento ho bevuto».
«Mi ha fatto male – continua Nives – anche l'atteggiamento del sindaco, che non mi ha protetta. Io sono un'abitante e sono stati protetti i turisti, perché? Anche prima di appurare come fossero andate le cose, a prescindere. La città è anche degli abitanti, io sono una lavoratrice di questa città, mi aspettavo di essere contattata. I turisti sono stati ricevuti, si dice siano stati portati in giro, mentre io non ho ricevuto telefonate fino a martedì. Da degli amministratori pubblici mi aspettavo che ci fosse responsabilità».