La notte del 10-11 marzo 1918 il primo bombardamento di Napoli: 16 i morti per le bombe tedesche

La notte tra il 10 e l'11 marzo 1918, Napoli subì per la prima volta un bombardamento aereo. Fu la prima volta in assoluto che la città partenopea vide "piovere" dall'alto bombe nemiche: pochi decenni dopo, arrivò la Seconda Guerra Mondiale, con Napoli che divenne bersaglio "ideale" prima per le aviazioni britanniche, poi statunitensi ed infine tedesche. Ma quella notte del 1918 il "battesimo" avvenne per mano dei tedeschi, che con un dirigibile causarono 16 morti e centinaia tra sfollati e feriti, nonostante la Grande Guerra (come veniva chiamata all'epoca la Prima Guerra Mondiale) fosse ormai alle sue fasi finali, con la stessa Austria-Ungheria ormai in procinto di perderla assieme ai suoi alleati tedeschi, bulgari e turchi.
Nel marzo del 1918, l'aviazione militare non era ancora sviluppata come sarebbe avvenuto negli anni successivi: i bombardamenti dall'alto erano stati messi in conto, ma la maggior parte delle città erano sprovviste di valide difese, e i raid erano poco diffusi, limitati per lo più al fronte di guerra e poco più. In tutta la guerra, erano state prese di mira soprattutto Padova e Venezia, vicinissime al fronte italo-austriaco, e complessivamente i raid austriaci e tedeschi erano stati poche centinaia, sebbene sanguinosi: quasi un migliaio erano stati i morti, per lo più nei pressi di grandi complessi industriali. Nessuno prevedeva un attacco "di lungo raggio" e verso città lontane dal fronte, come appunto era Napoli. Quella notte, tra il 10 e l'11 marzo, la città partenopea dormiva insomma sonni più che tranquilli, ignara che la Morte stesse per arrivare dall'alto.

Quella notte, dalla lontanissima Jambol in Bulgaria, si sollevò il dirigibile tedesco LZ 104, con il suo carico di bombe. La scelta di colpire Napoli fu emblematica: l'obiettivo erano il porto, da cui partivano i rifornimenti, ma soprattutto l'Ilva di Bagnoli, le industrie ed i cantieri Armstrong di Pozzuoli (dove si producevano munizioni) e i laboratori della Federico II, dove si sintetizzava la cloropicrina, essenziale proprio per le munizioni. Attorno all'1.30 di notte, il dirigibile sorvolò Napoli, e il comandante dello Zeppelin diede l'ordine di sganciare circa 6.400 chili di bombe: a causa del buio, e di errori di calcolo, furono mancati praticamente tutti gli obiettivi militari.
In compenso, le bombe sventrarono i palazzi del Centro Storico, edifici residenziali per lo più in tufo, che nulla poterono contro le esplosioni. Le bombe caddero in quantità nella zona dei Granili, alle spalle del Porto di Napoli, sui Quartieri Spagnoli, a Piazza del Municipio, su via Toledo, sul corso Vittorio Emanuele e perfino sulla collina di Posillipo. In tutto furono 16 i morti, molti dei quali giovani: cinque morti ai Granili, con oltre quaranta feriti. Undici vittime e trentacinque feriti a Posillipo. Altre due nei Quartieri Spagnoli. Solo in un secondo passaggio il dirigibile riuscì a colpire Bagnoli, causando tuttavia danni irrisori.
Inizialmente, la notizia non ebbe il giusto risalto: le colpe vennero date, più che ai bombardamenti, a presunti attacchi anarchici. Solo alcune agenzie, tra cui la Stefani, parlarono dei bombardamenti nemici: per i vertici militari, erano state bombe terroristiche. Una versione che non convinse nessuno, ma che vide al contempo la rimozione di diversi vertici militari. Solo al termine della guerra venne fuori la verità, e cioè che era stato un bombardamento nemico a causare quei morti a Napoli. In Germania e Austria, in realtà, la notizia del bombardamento era stata fortemente rivendicata come la giusta "punizione" per gli ex-alleati italiani. Lo stesso dirigibile, tra l'altro, non sopravvisse alla guerra: il 7 aprile 1918, meno di un mese dopo il bombardamento di Napoli, prese fuoco mentre sorvolava il Mar Adriatico, e precipitò uccidendo tutti i 21 uomini dell'equipaggio.