Il macello scaricava il sangue degli animali nel fiume Sarno, scatta il sequestro

Nei locali, costruiti abusivamente, non c'era nessun trattamento depurativo, e così tutto finiva direttamente nel fiume Sarno: l'acqua proveniente dal lavaggio dei piazzali, ma anche residui di sangue e urine degli animali macellati. È quello che hanno scoperto i carabinieri del Gruppo per la Tutela dell'Ambiente di Napoli e del Comando Provinciale di Napoli, nel corso di una ispezione nell'impianto produttivo della società "IN.C.E.B. SUD srl" di Sant'Antonio Abate, attiva nel settore della macellazione e della commercializzazione delle carni bovine.
Nei confronti della società è stato eseguito questa mattina, 18 novembre, un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta della locale Procura, guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso, per il reato di scarico abusivo di reflui industriali (articolo 137 del D.lgs. n. 152/2006).
Le acque reflue direttamente nelle fogne
Per le indagini, coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, i carabinieri del NOE si sono avvalsi della collaborazione tecnica di personale dell'ARPA Campania; è emerso che l'impianto produttivo, ubicato in un immobile realizzato abusivamente dal punto di vista urbanistico ed edilizio, non era in possesso dell'autorizzazione dello scarico nei corpi idrici superficiali.
In particolare, le acque del processo di lavorazione del lavaggio dei piazzali venivano sversate nelle fogne pubbliche, e quindi nei canali collegati al fiume Sarno, attraverso un by-pass realizzato per risparmiare sui costi di depurazione.
Le prove tossicologiche, si legge nel comunicato diramato dalla Procura, "hanno documentato un'elevata tossicità degli scarichi" e le analisi hanno consentito di documentare "la presenza di numerose sostanze chimiche – azoto ammoniacale, ammoniaca, grassi, olii vegetali e animali, BOD, residui di sangue e urine – oltre i limiti di legge".
Il BOD (domanda biochimica di ossigeno) misura la quantità di ossigeno consumata dai microrganismi per scomporre la materia organica biodegradabile nell'acqua ed è uno degli indicatori esaminati per valutare le prestazioni dei trattamenti biologici.
I controlli contro l'inquinamento del Sarno
L'opificio sequestrato, aggiunge la Procura, occupa nel complesso dieci maestranze, con una capacità di produzione di carcasse di animali di circa 50 tonnellate al giorno. Il provvedimento eseguito oggi dai carabinieri si inserisce nell'attività investigativa condotta dai carabinieri, con la collaborazione dell'Arpac e sotto il coordinamento della Procura di Torre Annunziata, finalizzata ad accertare e rimuovere le cause dell'inquinamento del fiume Sarno e incentrata sulle aziende ubicate nel territorio del bacino idrografico, su cui hanno un pesante impatto anche gli scarichi fecali di alcuni Comuni, privi di rete fognaria o non ancora collegati a depuratori.
L'attività investigativa ha portato, al momento, a 325 controlli (in 191 di questi sono state trovate irregolarità) e all'adozione di 61 provvedimenti di sequestro, parziale o totale, di altrettante aziende o impianti produttivi, alla denuncia in stato di libertà per 204 persone e all'arresto di 2 persone per reati in materia ambientale.