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Fuochi illegali di Capodanno, ora la bomba di Maradona ha un altro nome: si chiama D10s

Scoperta una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio nel Nolano; sequestrata una tonnellata di fuochi, tra cui i “D10s” dedicati a Maradona e tre arrestati.
A cura di Nico Falco
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Una tonnellata di fuochi già confezionati e pronti per la vendita, cinquecento chili di polvere pirica per continuare la produzione. E, naturalmente, l'immancabile botto dedicato a Maradona: una sorta di "cobra", ma rivestito coi colori della Nazionale Argentina e la scritta D10s, il tetragramma in cui la parola spagnola Dios si fonde col numero 10, quello che l'asso argentino portava sulla maglia.

Scoperta a Nola fabbrica abusiva di fuochi d'artificio

La fabbrica abusiva di fuochi d'artificio è stata scoperta dai finanzieri del Gruppo di Nola, nell'ambito dei servizi predisposti dal Comando Provinciale di Napoli per contrastare, in special modo in questo periodo, la vendita illegale di fuochi d'artificio e soprattutto i rischi conseguenti sia per chi li produce sia per il cliente finale. E pericolosa, quella fabbrica, lo era sicuramente: si trovava in un edificio in costruzione e abbandonato in una zona di campagna di piazzolla di Nola, in provincia di Napoli, i botti venivano confezionati e accatastati nelle scatole senza nessun rispetto delle rigidissime norme di sicurezza.

Sequestrata una tonnellata di botti, 3 arresti

Oltre alla tonnellata di botti già confezionati e pronti per la vendita c'era, in altri contenitori, la polvere pirica che sarebbe servita per continuare la produzione: cinquecento chili, anche quelli finiti sotto sequestro. L'attività, hanno accertato i finanzieri, era pienamente operativa e in funzione a pieno regime per rifornire le bancarelle, e probabilmente anche alcuni negozi, in vista del Capodanno. I tre responsabili, tutti residenti in provincia di Napoli, sono stati identificati e arrestati: sono accusati di detenzione e omessa denuncia di materiale esplodente.

Oltre ai fuochi d'artificio "D10s", trovati anche molti botti su cui era stato apposto il marchio CE contraffatto. Gli esami sul materiale sequestrato, effettuati con l'ausilio di personale specializzato dell'Esercito, hanno confermato che quella di piazzolla di Nola era una polveriera: la polvere pirica utilizzata era particolarmente instabile e altamente esplosiva.

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