Femminicidio di Martina Carbonaro

Flash mob per Martina Carbonaro davanti alla sua scuola: “Siamo stanche di avere paura”

Cartelli e slogan davanti alla scuola di Martina Carbonaro, per il flash mob convocato dai compagni e dalle compagne di scuola: è un femminicidio, non chiamatelo infanticidio.
A cura di Antonio Musella
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Si sono dati appuntamento davanti all'Istituto Torrente, la loro scuola e quella di Martina Carboano, gli studenti che hanno voluto ricordare con un flash mob la loro compagna di studi, vittima di femminicidio a soli 14 anni, uccisa dall'ex fidanzato di 19 anni, Alessio Tucci. Circa 200 ragazzi di Afragola, la città di Martina e di Casoria, il grande Comune alle porte di Napoli dove si trova l'istituto. Hanno acceso candele davanti allo striscione per Martina, con la sua foto, e alzato cartelli componenti la scritta "Basta". Tra la folla anche la mamma di Martina, Enza Cossentino, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Il cancello della scuola è rimasto chiuso, assente la preside. Un fatto abbastanza incredibile davanti ad una manifestazione spontanea di ragazzi e ragazze giovanissimi. "Non vogliamo avere paura quando scendiamo di casa". "Siamo stanche di essere considerati degli oggetti". "Non si può sentir parlare di infanticidio, questo è un femminicidio". Sono alcuni dei contenuti degli interventi che si sono susseguiti davanti alla scuola. Ragazze anche giovanissime, consapevoli delle gabbie della società patriarcale, che hanno gridato tutta la loro rabbia.

"Per Martina e per tutte noi"

Alcune delle ragazze presenti frequentano appena il primo o il secondo anno dell'Istituto "Torrente". Alcune conoscevano Martina, altre solo di vista, qualcuna non la conosceva affatto. Ma ci sono anche tante ragazze di Casoria e di Afragola, altre arrivano dai collettivi studenteschi della provincia. Un coro unanime che punta il dito sulla società patriarcale, sulle relazioni tossiche, sui rapporti basati sul possesso. "Questi cartelli che portiamo sono slogan in cui ci riconosciamo tutte, siamo qui per Martina ma anche per noi tutte in quanto donne – spiega una delle ragazza più grandi – Martina non è riuscita a vivere l'adolescenza, le hanno tolto il diritto più grande che un essere umano possa avere".

Negli interventi delle studentesse ci sono anche lacrime, grida e rabbia, e ad ascoltare i loro interventi probabilmente si capisce e ci si forma molto di più rispetto alla sociologia, spesso un tanto al chilo, propinata dopo l'ennesimo femminicidio nel nostro paese. E ci si forma e ci si mette in discussione ancora di più se si è uomini. "Siamo stanche di avere paura, io ho sempre paura quando esco – dice ai giornalisti un'altra ragazza maggiorenne – ho paura per me, per mia sorella, per le mie amiche, siamo stanche di essere considerati oggetti. La paura mi pervade ogni giorno e non è giusto, non si può vivere così. Non possiamo sentire che è stato un raptus, che è stato un infanticidio, questo è un femminicidio".

A convocare il flash mob per Martina Carbonaro è stata l'Unione degli Studenti della Campania. "Quello che è successo ci mette ancora i brividi – spiega Jacopo Re dell'Uds – siamo qui per Martina e per capire le cause che hanno portato un ragazzo della nostra età, che frequentava le nostre scuole a compiere un gesto del genere". La mamma di Martina ha ringraziato tutto, ed ha abbracciato a lungo Jacopo. "La cultura del possesso, la società patriarcale è una piaga – spiega Jacopo – una parte di responsabilità va anche alla scuola che non permette una formazione sessuoaffettiva. Da quello che abbiamo letto gli atteggiamento del ragazzo nei confronti di Martina erano tossici, malati, e se si fosse intervenuto in tempo forse oggi non staremmo piangendo Martina".

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"Ma mi sarei aspettata una cosa del genere da Alessio"

Alessio Tucci, l'assassino di Martina, uccisa in un locale abbandonato accanto allo stadio di Afragola, è molto conosciuto ad Afragola. Tra le ragazze, giovanissime, che hanno preso parte al flash mob sono diverse quelle che lo conoscevano. "Conoscevo Alessio perché siamo usciti una paio di volte insieme per amicizie in comune" ci dice M. "Sembravano una coppia molto normale, lui sembrava un bravo ragazzo normalissimo, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere – ci racconta – io sono molto arrabbiate, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da Alessio, non me ne capacito proprio".

Ci sono anche i Sindaci di Casoria e Afragola nel pubblico. Intervengono sul finire della manifestazione e non mancano critiche e qualche urlo di disapprovazione. I ragazzi reclamano più spazi vivi, meno luoghi abbandonati, più sicurezza, che per loro vuol dire avere la possibilità di vivere in piena libertà la loro età, le loro passioni e la loro vita. "Alessio sicuramente lo conoscevano in tanti ad Afragola – ci dice A. – tutti hanno sempre detto che era un bravo ragazzo, io non avevo mai visto nulla di strano, fatto sta che per quanto potesse essere un bravo ragazzo, adesso una ragazzo di 14 anni non ci sta più". Sono molto forti anche le testimonianze delle donne adulte che raccontano alle più giovani le battaglie contro il patriarcato ed anche delle significative esperienze personali di liberazione ed emancipazione.

È un clima denso di commozione quello del flash mob alla scuola di Martina, ma anche pieno di rabbia. Potremmo dire educativo per tanti. Alla piazza la definizione di "infanticidio" davvero non va giù. "Lei aveva 14 anni e lui 19, c'era differenza d'età, ma oggi chi guarda più l'età? L'età non conta" sottolinea A. Ed il punto è proprio questo, Martina è stata uccisa per un senso malsano di possesso, perché il suo assassino non accettava la fine della relazione, perché in quanto donna si pretendeva da lei la subalternità. Era sicuramente una ragazzina giovanissima, ma prima ancora era una donna.

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