190 CONDIVISIONI

I figli accoltellano l’amante della mamma. Che ruolo ha avuto il padre in questa famiglia disfunzionale?

Nel Napoletano due ragazzini di 12 e 13 anni hanno accoltellato l’amante della madre. Sono state vittime della manipolazione affettiva del padre?
A cura di Anna Vagli
190 CONDIVISIONI
Immagine

Bravi genitori si nasce o si diventa? Questo è indubbiamente un interrogativo che attanaglia da sempre la maggior parte delle coppie che mettono al mondo un figlio. Del resto, si sa, la capacità di amare e di prendersi cura di un bambino non è una proprietà genetica, ma è frutto di equilibrio e consapevolezza dei padri e delle madri.

Certamente, questi ultimi due aggettivi, equilibrio e consapevolezza, mal si sposano con quanto accaduto a Castellammare di Stabia (Napoli), dove due fratellini di 12 e 13 anni hanno accoltellato l’amante della madre, sotto la supervisione e coadiuvati dal padre.

Un agguato in piena regola consumato a colpi di coltello nei pressi dell'abitazione dell’attore Nando N. Che, secondo le prime ipotesi investigative, avrebbe avuto la colpa di intrattenere una relazione extraconiugale rispettivamente con la madre e la moglie di questi ultimi.

Quindi, secondo quanto emerso sino ad ora, a sferrare il primo fendente sarebbe stato il figlio tredicenne, sarebbe poi intervenuto il fratello minore e, in ultimo, il padre dei due. L’attore partenopeo resta in prognosi riservata, ma non sarebbe in pericolo di vita.

Dunque, una storia di sangue che abbatte lo stereotipo sociale della rappresentazione didascalica dei ruoli di padre e di madre.

Stereotipo che finisce con il rasentare a malapena la verità. Cosa ha spinto due ragazzini ad inveire con un’arma da punta e da taglio nei confronti di un perfetto sconosciuto? Quale ruolo ha avuto il padre?

Un padre manipolatore

I fatti stabiesi accendano un faro su come le coppie disfunzionali abbiano gravi, e spesso mal riparabili, ripercussioni sui figli.

Che se ne dica, la favola della “sacra famiglia” cede oggi il passo all’esame di realtà. Coppie sostanzialmente divise, anche se non sulla carta, spesso sfibrate, che riescono, quasi mai senza non rendersene conto, a manipolare affettivamente i figli per dare un senso all’infelicità coniugale.

Dal generale al particolare, quindi, i due ragazzini sono stati verosimilmente oggetto di un’attività manipolatoria che li ha indotti ad accoltellare il presunto amante della madre. In questo senso, hanno scelto di schierarsi con il genitore che appariva loro più debole. O quello con le ragioni apparentemente più convincenti.

E lo hanno fatto impugnando un’arma da punta e da taglio. Come se, a quell’età, fosse normale farsi carico dei problemi familiari e quello fosse l’unico modo per ripristinare gli equilibri che sentivano mancanti da tempo. Una mancanza almeno in parte indotta dall’attività di manipolazione portata avanti proprio dal padre.

I due ragazzi si sono allineati non solo moralmente, ma anche in maniera drammaticamente concreta, con quel genitore, il padre, che in quel preciso momento sentivano più vulnerabile, quasi bisognoso e, quindi, più vicino a loro.

Sotto la superficie della violenza, quindi, l’uomo li ha investiti dell’insostenibile ruolo di soddisfare i propri bisogni. Nel dettaglio, il bisogno di vendicare l’infedeltà coniugale della moglie e la necessità di riabilitare l’orgoglio di uomo ferito. Bisogni che potevano essere appagati soltanto con il sangue di Nando.

Un piano studiato nel dettaglio

Se la dinamica verrà integralmente confermata, come credo, emergerà un dato agghiacciante. Il padre dei due ragazzi aveva preventivato tutto. Inclusa la “strumentalizzazione” dei figli. In primo luogo, li ha portati con sé come una sorta di esca. La presenza dei due bambini, difatti, è servita in prima battuta per disorientare la vittima.

In altri termini, Nando non deve aver minimamente pensato, almeno all’inizio, che quell’incontro si sarebbe trasformato in un agguato. Quale padre coinvolgerebbe due ragazzini in uno scontro armato?

In secondo luogo, il padre era sicuramente a conoscenza della non imputabilità dei figli. Che, avendo 13 e 12 anni, si trovano sotto la soglia della punibilità penale. E, infatti, il loro comportamento criminale – perché di questo stiamo parlando anche se evidentemente al genitore è sfuggito – è valso solamente, si fa per dire, una segnalazione alla Procura per i minorenni di Napoli. Al contrario, per il  padre è chiaramente scattata la denuncia.

Genitori criminali si nasce o si diventa? Quel che è certo che ai due ragazzini è forse ascrivibile la (sola) colpa di essere nati sotto la cattiva stella di una coppia irrisolta.

190 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views