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“Faccio un giro e vengo”, le ultime parole di Domenico Gargiulo prima di incontrare i suoi killer

Ricostruite le fasi dell’omicidio di “Sicc ‘e Penniell”: l’uomo sarebbe stato attirato in trappola dal suo stesso clan per “fare un favore” al gruppo Abbinante.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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"Faccio un giro e vengo". Sarebbero state queste le ultime parole di Domenico Gargiulo, la sera del 6 settembre 2019, prima di uscire di casa. Non sarebbe però più tornato: il suo corpo è stato trovato tre giorni dopo nel cofano di un'automobile. Un unico colpo di pistola, alla testa: dinamica da esecuzione. L'ordinanza eseguita oggi dalla Squadra Mobile nei confronti di otto persone ricostruisce l'omicidio di "Sicc ‘e penniell", a quel tempo legato al clan Sautto-Ciccarelli di Caivano e già scampato a due agguati, uno dei quali costò la vita all'innocente Lino Romano, che i killer scambiarono per l'obiettivo. Per l'omicidio di "Sicc ‘e Penniell" è stata disposta la custodia cautelare in carcere per Antonio Bruno, Vincenzo Caiazzo, Vincenzo Pernice e Gennaro Antonio Sautto.

Il corpo ritrovato nel bagagliaio

Il 6 settembre, ricostruisce il gip nell'ordinanza, Gargiulo lascia la sua abitazione delle Case Celesti, a Secondigliano. Esce da solo, intorno alle  17.30, a bordo di una Lancia Y. Ai familiari dice che tornerà subito, che deve andare a fare una commissione nel "rione Don Guanella". Il giorno dopo i parenti, non riuscendo più a contattarlo, sporgono denuncia di scomparsa presso il commissariato di Scampia.

Le ricerche vanno avanti fino all'8 settembre, quando una volante di quel commissariato, transitando in viale Zuccarini, nota una Ford C-Max parcheggiata con evidenti segni di effrazione. I poliziotti aprono il cofano e trovano il corpo di Gargiulo. L'automobile risulta rubata il 27 agosto 2019, un paio di settimane prima. Un mese dopo, il 19 ottobre, viene ritrovata anche l'automobile di Gargiulo: è parcheggiata e chiusa a chiave nel rione don Guanella.

Un solo colpo alla testa: l'ipotesi di una esecuzione

I risultati dell'autopsia parlano di un'esecuzione: l'uomo è stato ucciso con un solo proiettile, sparato dalla parte posteriore e da distanza ravvicinata, non superiore ai 40/50 centimetri. Ed è possibile che lo abbiano colpito mentre era seduto. Che qualcuno dietro, insomma, gli abbia sparato all'improvviso o dopo averlo tenuto sotto minaccia dell'arma.

I medici notano anche un altro particolare: sul ginocchio destro ci sono delle escoriazioni, è possibile che il 29enne sia stato fatto inginocchiare. La presenza di poco sangue nell'automobile suggerisce inoltre che l'omicidio sia avvenuto altrove.

Le immagini delle telecamere

Dall'analisi delle telecamere emerge che sia la Ypsilon sia la C-Max sono passate nel rione Don Guanella il 6 settembre. L'ultima volta Gargiulo viene ripreso alle 17.51, alla guida della sua auto, e con indosso gli stessi abiti che ha al momento del ritrovamento del cadavere, mentre percorre via Libero Grassi per poi fermarsi in uno slargo. L'automobile viene spostata alle 19.39 ma dall'inquadratura non è possibile individuare chi vi è a bordo.

Secondo gli investigatori Gargiulo a quel punto è salito su un'altra automobile (se fosse andato in scooter sarebbe stato ripreso da altre telecamere e riconosciuto dall'abbigliamento). Successivamente le telecamere immortalano i passaggi di diverse persone in scooter, tra questi vengono identificati Vincenzo Pernice e Vincenzo Caiazzo.

Il racconto dell'omicidio

Una terza persona viene identificata in Gennaro Antonio Sautto, che però in quei giorni è a Montecarlo con la moglie; il collaboratore di giustizia Vincenzo Iuorio indica che in realtà nelle immagini è Antonio Bruno, ritenuto a capo dell'articolazione dei Licciardi insediata nel rione Don Guanella. Lo stesso Iuorio, in diversi verbali, dice che l'omicidio di Gargiulo, affiliato ai Sautto-Ciccarelli e quindi al suo stesso clan, sarebbe stato chiesto dal capoclan Antonio Abbinante.

Precedentemente c'erano stati i due agguati: il collaboratore parla di quello in cui è stato ucciso per errore Lino Romano e quello in cui la pistola si inceppò, indicando per questo secondo caso il killer in Salvatore Baldassarre. Gli Abbinante, dice, volevano uccidere Gargiulo perché referente del clan Marino e per vendicarsi dell'assassino di Roberto Ursillo, cugino dei Bastone. Il collaboratore sarebbe stato insieme a Gargiulo il giorno della sua scomparsa e di averlo visto andare via in scooter insieme a Pernice. Il giorno successivo, sabato 7 settembre, avrebbe saputo che non era tornato a casa. Nella stessa giornata avrebbe saputo del ritrovamento di un cadavere, quello di Giuseppe Sorrentino, ucciso sull'Asse Mediano.

Con Gargiulo ancora scomparso, Iuorio avrebbe chiesto sue notizie a Pernice, che però avrebbe negato di averlo visto il giorno precedente. Domenica 8 settembre, intorno alle 16, un altro uomo gli avrebbe inviato la foto del luogo in cui era stato rinvenuto il cadavere di Gargiulo.

Il luogo del ritrovamento del corpo di Domenico Gargiulo
Il luogo del ritrovamento del corpo di Domenico Gargiulo

Il bacio sulla bocca

Nello stesso giorno Iuorio sarebbe stato convocato dagli altri affiliati e Antonio Bruno lo avrebbe rassicurato che non gli sarebbe successo nulla. L'incontro e il bacio sulla bocca tra i due, rileva l'ordinanza, vengono confermati dalle immagini di una telecamera.

Sautto sarebbe tornato a Napoli solo il giorno successivo; per il collaboratore il suo viaggio con la moglie sarebbe stato il modo per crearsi un alibi. E successivamente avrebbe confermato di essere coinvolto nell'omicidio: sarebbe stato, avrebbe detto, un piacere che il gruppo avrebbe dovuto fare a "zio Tonino Abbinante", seppure a malincuore. Ad occuparsi materialmente dell'omicidio, secondo il collaboratore, sarebbe stato Antonio Bruno insieme ai suoi affiliati, su autorizzazione di Gennaro Sautto e Nicola Sautto; lo avrebbe saputo direttamente da Gennaro Sautto.

La punizione per la "soffiata"

Un altro collaboratore, Salvatore Roselli, sostiene di avere partecipato a due incontri in cui si è parlato dell'omicidio di Gargiulo. Nel primo avrebbe chiesto espressamente a Sautto se fosse stato deciso dal suo clan e questi gli avrebbe risposto che si trattava della punizione per una soffiata alle forze dell'ordine che aveva portato al sequestro di un carico di droga in Calabria o in Sicilia.

Il secondo incontro sarebbe stato chiesto da Antonio Abbinante, per chiedere la conferma che l'omicidio fosse stato commesso dai Licciardi e dai Sautto, e ci sarebbe stata risposta affermativa Antonio Bruno e da un altro affiliato.

Mandanti ed esecutori dell'omicidio

Per gli inquirenti ci sono gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Gennaro Antonio Sautto e Antonio Bruno, ritenuti mandanti, e verso Vincenzo Pernice e Vincenzo Caiazzo, ritenuti partecipi consapevoli alle attività organizzative. A chiedere la testa di Gargiulo sarebbe stato il clan Abbinante, che già avrebbe deciso di ucciderlo da anni; il motivo sarebbe stato nel suo passaggio tra gruppi criminali opposti: prima con gli Abbinante, e successivamente tra le fila del clan Marino. Antonio Bruno avrebbe fornito la disponibilità di Caiazzo e Pernice, legati al suo gruppo. L'omicidio era avvenuto nel rione Don Guanella, considerato il territorio di Bruno.

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