Dylan Dog incontra Totò: l’omaggio al Principe della risata nei panni del pazzariello
Dylan Dog incontra Totò: un incrocio che avviene nell'albo attualmente in edicola, il numero 408 della serie regolare intitolato "Scrutando nell'abisso". Un omaggio, quello al Principe della risata, decisamente inatteso e che ha lasciato sorpresi anche i lettori. L'albo è ambientato a Londra, dove risiede l'indagatore dell'incubo, chiamato da Scotland Yard ad indagare su una serie di omicidi misteriosi: anziani fatti a pezzi mentre osservano i cantieri londinesi.
Totò e Dylan Dog, la coppia inattesa
L'apparizione di Totò nell'albo giunge totalmente inaspettata: raffigurato come ‘o pazzariello, storica figura della Napoli a cavallo di tre secoli (da fine Settecento a inizio Novecento), sarà una sorta di "incontro mistico" che tuttavia, senza anticipare nulla, aiuterà in qualche modo Dylan Dog a svelare il mistero dietro quello che la stampa londinese ha ribattezzato "il killer degli anziani". I disegni dell'albo, in cui Totò è raffigurato alla perfezione e che tra le sue battute recita anche il suo caratteristico "Quisquilie e pinzellacchere", sono del disegnatore romano Marco Soldi, mentre l'altro autore di questo fumetto è il cartoonist bresciano Gigi Simeoni, entrambi veterani della Sergio Bonelli Editore, la casa editrice di Dylan Dog.
‘O Pazzariello, tre secoli di storia e la fama grazie a Totò
Proprio Totò ha reso celebre questa figura, finita un po' nel dimenticatoio. La figura del "pazzariello" risale a fine Settecento, come una sorta di giullare che allestisce piccoli spettacoli per le strade della Napoli dell'epoca, spesso utilizzato dai negozi anche per farsi pubblicità: non era raro vederlo saltellare con pane o pasta nelle mani, vestito in modo più appariscente e più rumoroso possibile. La sua figura crebbe tanto da essere invitato anche ad eventi di piazza, sagre e così via. Una figura che crebbe soprattutto nell'Ottocento, per poi avviarsi a scomparire con l'inizio del Novecento, sempre più sostituito da altre forme pubblicitarie. Proprio Totò però lo rese di nuovo celebre nel film "L'oro di Napoli", interpretandolo e facendolo tornare in auge tra i napoletani che, fino a cinquant'anni prima, potevano ancora ammirarli nelle strade.