
L’inchiesta sulla caduta della funivia del Monte Faito: il cavo spezzato, la manutenzione e il maltempo

Una cosa è certa: il disastro della funivia del Monte Faito – ci sono 4 vittime e un ferito grave – ha portato ad un'inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro. L'impianto è tutto sotto sequestro: giovedì 17 aprile è stato il momento dello choc. Passata la notte arriva il tempo del dolore e delle (legittime) domande: perché è accaduto? Una risposta arriverà, ma non ora. Capire se si è trattato di un accidente, cioè d'un evento imprevedibile o un incidente frutto di negligenza sarà possibile solo con perizie, analisi, sopralluoghi, controlli di atti, interrogatori, autopsie. E ci vorrà tempo.
Il funzionamento della Funivia del Monte Faito
Occorre chiarire di cosa si tratta. Come funziona la Funivia Castellammare di Stabia -Monte Faito? Nata nel 1952 per collegare lungo 2,9 km, per un dislivello di 1-060 metri Castellammare e il Monte Faito, la funivia ha due cabine capaci di portare per ogni viaggio 35 persone e il conducente.
È un collegamento bifune. Significa che l'impianto usa due grosse funi fondamentali (più quelle zavorra e freno). Ogni fune è costituita da vari "trefoli" (insieme di fili elementari fra loro ritorti) che sono a loro volta intrecciati intorno a un'anima. Delle due grosse funi d'acciaio una è ferma ed è chiamata portante: è la sede del trasporto, cioè è una via di corsa. L'altra fune è la traente, è ovvero quella che si muove e conferisce il moto al veicolo. I sistemi sono dotati di freni che si azionano in caso di rottura dei grossi cavi d'acciaio e anche in caso di avverse condizioni meteo.
Nel 2015 la Funivia del Monte Faito è stata oggetto di un progetto di adeguamento sismico e funzionale da due milioni di euro, finanziato con fondi FSC 2007-2013 e gestito dall’Ente Autonomo Volturno. L'intervento, obbligatorio al raggiungimento dei 60 anni di "vita tecnica" dell’impianto inaugurato nel 1952, prevedeva la sostituzione delle funi portanti, l’eliminazione delle barriere architettoniche e l'adeguamento delle stazioni terminali alla normativa antisismica.

La dinamica dei fatti che hanno portato al disastro del Monte Faito del 17 aprile 2025
Nel primo pomeriggio del Giovedì della Settimana di Pasqua, 17 aprile 2025, si è avuta notizia del blocco di una cabina del Monte Faito con numerose persone rimaste sospese nel vuoto e operazioni di recupero delle persone in cabina. Motivo? La rottura del cavo traente. Situazione pericolosa e drammatica ma del tutto diversa da quella che si è prospettata poco dopo. Tutte le attenzioni erano concentrate sulla cabina a valle, mentre c'era quella a monte che era sospesa nel vuoto con a bordo quattro persone e il macchinista. È lì che è avvenuta la tragedia. Ad un certo punto da valle è arrivata la notizia che erano state «perse le comunicazioni» con la cabina della funivia in alto. La situazione si è rapidamente capita poco dopo interminabili minuti (i responsabili dovranno chiarire ai magistrati chi faceva cosa): cabina precipitata nel dirupo, morti e feriti.
Il sindaco della città metropolitana di Napoli (Castellammare è provincia di Napoli), Gaetano Manfredi, che è anche ingegnere delle Strutture, ieri sera tardi si è recato sul luogo e ha tentato di trovare un senso, al netto degli accertamenti che andranno fatti. «Mi è stato riferito – ha spiegato – che l'impianto era stato testato da pochissimo, quindi sicuramente è un evento straordinario e bisogna capire che cosa è successo. C'è stata la rottura dalla traente, ma bisogna capire come sia stato possibile che la cabina non sia rimasta sulla portante come normalmente succede e come è successo per la cabina che era a valle, ma saranno i periti, che studieranno i reperti, a capiranno cosa sia successo». Già: il mancato funzionamento del freno di emergenza nella cabina a monte è un altro elemento fondamentale da capire. Che è accaduto?

Una prima ricostruzione ascoltata da chi era sul posto è questa: la cabina a monte, dopo la rottura del cavo traente, ha iniziato a rovinare verso il basso, oscillando è impattata contro un pilone ed è rovinata nel sottostante dirupo dove alberi brulli si sono trasformati in letali lame e hanno dilaniato i corpi di chi era a bordo. Disposte autopsie e rilievi. Sarà tutto da ricostruire, com'è avvenuto per la strage della Funivia del Mottarone in Piemonte (14 morti nel 2021).
La questione dell'allerta meteo: il vento forte ha spezzato il cavo?
Giovedì su tutta la Campania c'erano forti raffiche di vento e vigeva un avviso di allerta meteo gialla, emanato dalla Protezione civile per il pomeriggio. È stato il vento a danneggiare in qualche modo il cavo? No, dicono i tecnici: il cavo non è uscito dai binari, ma si è spezzato. Infatti, apprende Fanpage, il grosso cavo spezzato sarà recuperato e analizzato nel punto in cui si è rotto per capire come mai il materiale di cui è fatto (acciaio, sostanzialmente) ha ceduto.
Occorreranno perizie di alto livello tecnico per stabilire l'accaduto.L'amministratore delegato di Eav, Umberto de Gregorio, ha assicurato che, dal momento della riapertura, avvenuta dieci giorni fa, erano state garantite «tutte le condizioni di sicurezza» e che il direttore di esercizio «è una persona di grande qualità e ha ritenuto che le condizioni meteo non fossero tali da imporre lo stop alla funivia». «Se il vento supera un certo livello la funivia si blocca» ha aggiunto.

La manutenzione e l'indagine sugli atti Eav
Al momento è stato aperto un fascicolo contro ignoti per le ipotesi di reato di disastro colposo e omicidio plurimo colposo. Il capo della procura competente, quella di Torre Annunziata, è Nunzio Fragliasso, e giovedì è arrivato sul luogo dell'incidente con il pubblico ministero Giuliano Schioppi. Le indagini sono state affidate alla polizia ed è presumibile che vi saranno molti sopralluoghi sul posto.
È molto probabile anche che il tema della manutenzione, in tutti i suoi aspetti, sarà centrale nell'inchiesta: saranno acquisiti gli atti negli uffici dell'Eav. Occorre capire strutture interne e ditte esterne che hanno effettuato manutenzioni e sostituzioni di eventuali pezzi o funi come abbiano operato e con materiali di che origine e qualità.
L'Eav, il cui unico socio è la Regione Campania oggi guidata da Vincenzo De Luca (anche il governatore si è recato sul posto, così come il prefetto di Napoli Michele Di Bari), ha annunciato «massima collaborazione» con gli inquirenti e «l'apertura di un'inchiesta interna».
Nella giornata di ieri sono arrivati sul luogo anche gli ispettori dell'Ansfisa, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali. L'Agenzia ha reso noto che, nel marzo del 2024, «la funivia è stata oggetto di verifica, come previsto dalla normativa vigente, che stabilisce l'obbligo di ispezioni dirette sugli impianti ogni tre anni»:
la società esercente Eav ha trasmesso in data 8 aprile tutta la documentazione necessaria, comprensiva dell'esito dei controlli manutentivi ordinari e straordinari, nonché delle prove non distruttive eseguite sui cavi.
Tali verifiche sono state accompagnate da apposite relazioni firmate dal direttore di esercizio, che assevera la piena idoneità dell'impianto alla prosecuzione dell'attività in sicurezza.
Una cosa è certa. Ci sono persone morte e non sarebbe dovuto accadere. Su una struttura verificata pochi mesi prima oggi ci sono pesantissimi dubbi e una domanda su tutte: cos'è che non è andato per il verso giusto?
