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Scudetto Napoli 2023

De Magistris punzecchia Manfredi dopo i fischi allo stadio. Ma dimentica quando è accaduto a lui

Storia recente dei politici napoletani alle prese con lo stadio e il rischio di fischi e contestazioni.
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A Luigi De Magistris non è parso vero poter ironizzare sui fischi subìti dal suo successore sulla poltrona di sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, durante la celebrazione del terzo scudetto del Napoli domenica 7 maggio nello stadio partenopeo. In una scena assolutamente out of context, Manfredi è stato chiamato a premiare il rapper Geolier e così nel catino di Fuorigrotta si sono incrociate due storie assolutamente parallele e mai destinate a incrociarsi se non ci fosse stato uno scudetto e questa città di mezzo.

Quando Aurelio De Laurentiis ha chiamato Manfredi giù fischi. E così anche qualche ora dopo, quando il comico Peppe Iodice nel suo seguito show televisivo ha evocato di nuovo l'ex rettore partenopeo. Manfredi ha abbozzato, un po' in imbarazzo  ma consapevole.

De Magistris dall'altra parte dello schermo si fregava le mani e così ieri ha vergato la nota del giorno dopo:

I fischi dei napoletani allo stadio a Manfredi ? Non tanto perché è juventino piuttosto perché viene percepito dalla città come un corpo estraneo, calato dall’alto, uno che non conosce Napoli, a volte sembra un intruso.

Correva l'anno 2019. La conclusione delle Universiadi era allo stadio che si chiamava all0ra ancora San Paolo di Fuorigrotta.  Quando Dema salì sul palco, «buu» e fischi. Gli era accaduto qualche anno prima (2017), durante la proiezione del videomessaggio in occasione del concerto per i 60 anni del cantante Nino D’Angelo. De Magistris cos'era all'epoca, un intruso o altro?

Il discorso è più complesso: il politico viene visto come un oggetto estraneo e ostile allo stadio, chiunque esso sia. Vincenzo De Luca lo sa e così qualche giorno fa pur sedendo a fianco di De Laurentiis si è guardato bene dal fare qualsiasi passerella. Astuto don Vincenzo: sa che una platea si può "domare", ma non si può fare altrettanto con una curva. Quando è capitato a lui di dover parlare allo stadio, alle Universiadi, fece alzare così tanto il volume degli altoparlanti da risultare quasi assordante, mentre l'audio televisivo dalle gradinate fu ridotto quasi a zero. Eppure anche il presidente della Regione dovette prendersi la sua dose di fischi: fine di maggio 2017 in piazza Plebiscito, durante il concerto di Franco Battiato. Abbozzò, alzò la voce, concluse rapidamente. E soprattutto evitò di parlare dei fischi a terzi: se sei un politico prima o poi ti tocca. «Il problema, semmai – amava dire un ex democristiano della Prima Repubblica –  è quando t'incontrano e non ti dicono più nulla».

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