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Compra ragazza per 500 euro e la costringe a prostituirsi, arrestato nel Casertano

Gli agenti della Squadra Mobile di Frosinone, col supporto dei colleghi di Caserta, hanno arrestato un 35enne albanese nel Casertano per sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù: già sfuggito a un precedente blitz, il giovane aveva comprato per 500 euro una connazionale, l’aveva segregata in casa e l’aveva costretta a prostituirsi in uno spazio acquistato appositamente nella zona industriale di Frosinone.
A cura di Nico Falco
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Come un oggetto, né più né meno. L'aveva comprata per 500 euro da un suo connazionale e la costringeva a prostituirsi in uno spazio acquistato nella zona industriale di Frosinone. Quello era l'unico momento in cui la ragazza poteva uscire, vestita con abiti succinti e coi preservativi nella borsetta: per il resto del tempo era rinchiusa in un appartamento, lasciata per giorni senza cibo e obbligata a dormire in un piccolo bagno. La giovane era stata liberata con un precedente blitz, ma il suo aguzzino era scappato: le forze dell'ordine lo hanno individuato nel Casertano e arrestato in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda di Napoli.

Il ragazzo finito in manette, circa 35 anni, albanese, è accusato di fare parte di un gruppo che reclutava giovani donne straniere e le obbligava a prostituirsi. Le ragazze diventavano come oggetti, totalmente in balìa dei criminali che le controllavano completamente; "Uti dominus", come il nome che è stato scelto per l'operazione di Polizia, proprio a indicare le modalità dello sfruttamento, come se fossero di loro proprietà. Le indagini erano cominciate a Frosinone, affidate alla Squadra Mobile del dirigente Flavio Genovesi, si erano poi spostate nella provincia di Caserta, dove la giovane veniva tenuta prigioniera. L'aguzzino è stato scovato nella tarda serata di ieri, 4 agosto, col supporto della Squadra Mobile di Caserta, agli ordini del dirigente Davide Corazzini.

Gli agenti, nel corso delle indagini sul gruppo, avevano scoperto che la ragazza, anche lei albanese, viveva in condizioni pessime, privata di documenti e del passaporto. Era obbligata a dormire in un piccolo bagno e spesso lasciata senza cibo per giorni e costretta a riassettare l'appartamento. Quando aveva provato a ribellarsi, a rifiutarsi di prostituirsi, era stata costretta con la violenza e con minacce di morte. Non poteva uscire di casa, se non quando veniva accompagnata sul posto che il ragazzo aveva acquistato da uno degli uomini arrestati lo scorso 27 luglio in una indagine parallela. Tutto il ricavato finiva nelle tasche del criminale, che l'accompagnava e la controllava costantemente per assicurarsi che si prostituisse.

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