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Blitz a Bagnoli, sequestrate le armi del clan: in un negozio pistole e kalashnikov

Blitz delle forze dell’ordine in un negozio di frutta e verdura a Bagnoli, quartiere della periferia occidentale di Napoli; ritrovato quello che con tutta probabilità potrebbe essere un deposito di armi della camorra: oltre a fucili e pistole rinvenuti anche mitragliatori e kalashnikov e 13 chili di droga. Il titolare, 41 anni, è stato arrestato insieme a un parente 74enne.
A cura di Nico Falco
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Repertorio
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Blitz delle forze dell'ordine nel pomeriggio di oggi, 6 maggio, a Bagnoli, quartiere della periferia occidentale di Napoli. Nel corso di un servizio mirato è stato ispezionato un negozio di frutta di via Miseno, nella parte bassa del quartiere, individuato come possibile nascondiglio di armi e droga riconducibili a uno dei clan della zona. Nel deposito, la conferma di quanto era emerso dalle indagini: sono state trovate numerose armi tra pistole, revolver e fucili.

L'operazione è scattata intorno alle 18. Sotto sequestro quello che appare come un vero e proprio arsenale, con tutta probabilità a disposizione della malavita organizzata; sotto chiave, oltre a numerose munizioni di vario calibro con relativi caricatori, diverse pistole, ma anche armi da guerra, come un mitragliatore Uzi e vari fucili d'assalto kalashnikov. Le armi verranno inviate ai laboratori per appurare l'eventuale utilizzo in fatti di sangue o intimidazioni avvenute di recente a Bagnoli e negli altri quartieri di Napoli ovest. Nel deposito sono stati inoltre trovati 13 chili di droga, tra hashish e marijuana.

Il titolare del negozio, un 41enne, è stato arrestato insieme a un parente 74enne; l'uomo non risulta inquadrato in contesti camorristici, sarebbe però ritenuto vicino ad alcuni pregiudicati legati ai clan del Rione Traiano; è stato trattenuto e la sua posizione è attualmente al vaglio. Proprio per questa sua vicinanza agli ambienti criminali del comprensorio popolare di Soccavo il giovane, nei mesi scorsi, avrebbe avuto dei contrasti con il gruppo che fa capo al boss Massimiliano Esposito, in quel periodo libero, e sarebbe stato per un certo tempo costretto ad abbandonare l'attività, salvo poi tornare nel quartiere successivamente.

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