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Aste truccate, minacce e voto di scambio: così il Clan Partenio voleva prendersi Avellino

Quattordici arresti nella mattinata di oggi ad Avellino: duro colpo al clan Partenio, che truccava aste immobiliari con minacce ed estorsioni. Tra gli arresti c’è anche Damiano Genovese, figlio del boss Amedeo, che secondo gli inquirenti avrebbe ottenuto la promessa di voti nel 2018, quando fu eletto consigliere comunale ad Avellino, da parte di uomini del clan in cambio della riassegnazione di un centro sportivo.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio
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Un sistema vero e proprio per mettere le mani su Avellino: da una parte elementi ritenuti affiliati al clan Partenio, dall'altro imprenditori e professionisti. Sono 14 le persone arrestate questa mattina da carabinieri e finanzieri nel capoluogo irpino e nei comuni limitrofi: otto di loro sono stati portati in carcere, altri sei sono agli arresti domiciliari. Sequestrate cinque società, due delle quali nella Capitale ed una terza ad Anzio, oltre a beni di vario tipo dal valore di oltre 4 milioni di euro. Tra gli arrestati c'è anche Damiano Genovese (figlio dell'ex boss Amedeo attualmente in regime di 41 bis), già consigliere comunale di Avellino eletto nel 2018 e poi decaduto dalla carica nel 2019, quando si andò al rinnovo anticipato delle cariche comunali irpine.

Così ottenevano immobili in aste truccate

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, il gruppo agiva grazie a forti legami tra gli affiliati del clan Partenio ed i titolari di alcune società di intermediazione immobiliare, oltre a professionisti del settore: lo scopo era quello di ottenere beni immobiliari finiti all'asta, per poi "riproporli" agli ex-proprietari in cambio di forti quote di denaro. Un sistema che utilizzava anche le minacce e le intimidazioni per "convincere" a non partecipare alle aste, che in questo modo venivano "pilotate", garantendo loro la vittoria per mancanza di concorrenti. Un sistema che era finalizzato, secondo gli inquirenti, soprattutto per entrare nella vita politica ed amministrativa del capoluogo irpino.

Lo scambio di voti alle elezioni comunali 2018 di Avellino

Un altro filone dell'inchiesta, invece, riguarda lo scambio di voti che sarebbe avvenuto nel giugno 2018, in occasione delle elezioni comunali di Avellino. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli appartenenti al clan Partenio avrebbero promesso i propri voti a Damiano Genovese, figlio del boss Amedeo e ritenuto a sua volta appartenente al clan Partenio, in cambio della riassegnazione della gestione di un centro sportivo di Avellino. Genovese venne poi effettivamente eletto come consigliere comunale con la Lega, che aveva ottenuto il 4,13% dei voti all'interno della lista di centro-destra che sosteneva Sabino Morano (che raggiunge solo il 10,13% nella corsa a prima cittadino). Un anno dopo, caduto il consiglio comunale, si sarebbe poi tornati ai seggi ma, in quell'occasione, lo stesso Damiano fu estromesso dalla corsa a primo cittadino per presunte irregolarità nella presentazione della lista.

Sequestrati beni per oltre 4 milioni di euro

Nel corso dell'operazione di oggi, sono stati sequestrati beni per un totale di oltre 4 milioni di euro. Tra questi, anche una struttura di assistenza sociale-residenziale, due società immobiliari, una società di consulenza amministrativa ed una attività di ristorazione. Il totale è di 59 fabbricati e 26 terreni, oltre alle disponibilità finanziarie dei quattordici indagati che sono, a vario titolo, accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico-mafioso, turbata libertà degli incanti, falsità materiale, truffa, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio.

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