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Arrestato il boss Cifrone: sfuggito al blitz contro il clan, si nascondeva a Varcaturo

È stato arrestato il presunto boss Gaetano Cifrone, per gli inquirenti a capo di un manipolo di criminali che aveva preso le redini del clan Lo Russo e conquistato l’egemonia sul quartiere Miano e su quelli limitrofi, spingendosi fino al centro di Napoli. Il giovane era sfuggito alle manette a fine ottobre, quando c’era stato un blitz contro il clan; lo hanno scovato in un’abitazione di Varcaturo, frazione di Giugliano.
A cura di Nico Falco
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Gaetano Cifrone, presunto boss di Miano, è stato arrestato dai carabinieri oggi, 19 novembre, in una abitazione di Varcaturo, frazione di Giugliano, in provincia di Napoli. Era ricercato dalla fine di ottobre, quando era scattato il blitz contro gli eredi del clan Lo Russo. Probabilmente era sfuggito alle manette grazie a una soffiata, avvertito all'ultimo momento da qualcuno che aveva saputo che di lì a breve il quartiere sarebbe stato cinturato e le forze dell'ordine sarebbero piombate per notificare un'ordinanza su cui c'era anche il suo nome. I militari della Compagnia Vomero non hanno mai smesso di cercarlo, seguendo i suoi contatti sono riusciti ad arrivare all'appartamento di Varcaturo, in via Ripuaria, probabilmente uno dei covi che stava in questi giorni usando per non farsi trovare. Il 34enne è stato trasferito nel carcere di Secondigliano.

L'operazione dei carabinieri contro il clan Cifrone era partita nella notte del 20 ottobre scorso. Destinatarie 23 persone, ritenute capi e gregari del nuovo gruppo criminale che, con base a Miano, gestiva estorsioni e traffico di droga a Marianella, Chiaiano, Piscinola, ai Colli Aminei, nel Rione Sanità e nel rione Don Guanella. Erano state arrestate nella notte 21 persone, due quelle che mancavano all'appello; tra queste, proprio Gaetano Cifrone, detto ‘o biondo.

Il clan, hanno ricostruito i militari, oltre alla vendita al dettaglio di droga si occupava anche di quella all'ingrosso, spostando grossi quantitativi di stupefacenti che venivano ceduti ad altri gruppi criminali. Le indagini hanno svelato anche la gestione delle estorsioni, ricostruendo le vicende di 11 commercianti: il clan obbligava al versamento di somme di denaro, imponeva l'acquisto di merci da fornitori compiacenti e decideva chi poteva lavorare nelle zone sotto il loro controllo.

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