“Arrestammo Ciccio Mallardo, gli chiesi: non è meglio mangiare pane e cipolla?”, il racconto dell’ex questore De Iesu

«Lo rintracciammo in una mansarda, non oppose resistenza. E ricordo che gli dissi: "E non è meglio mangiare pane e cipolla, che fare una vita del genere?". E lui mi rispose: "Dotto', è il destino"». Antonio De Iesu, intervistato da Fanpage.it, ricorda di quando strinse le manette ai polsi di Francesco Mallardo, deceduto il 29 maggio scorso. Già all'epoca "Ciccio ‘e Carlantuono" era il temuto e potente boss di Giugliano, a capo di un clan che controllava praticamente tutto anche nei comuni limitrofi, culturalmente più affine ai Casalesi e alla mafia che alla camorra.
Una notte, quella del 23 marzo 1992, che fu un terremoto per gli equilibri della camorra: poche ore dopo "Ciccio ‘e Carlantonio" venne arrestato anche l'altro vertice dell'Alleanza di Secondigliano, Gennaro Licciardi "‘a Scigna" (morto nel 1994), intercettato dai carabinieri e portato nella caserma che, all'epoca, distava un centinaio di metri dal commissariato.
De Iesu, oggi assessore assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli, nella sua carriera è stato anche vice capo della Polizia di Stato e Questore di Napoli. In quegli anni era il dirigente del commissariato di Polizia a Giugliano e ha partecipato all'arresto di Ciccio Mallardo direttamente, sia nella fase organizzativa sia al blitz nell'appartamento.
L'arresto di Ciccio Mallardo a Giugliano
All'epoca Mallardo, latitante, viveva nascosto in un'anonima mansarda, al settimo piano di un edificio nella periferia della "sua" Giugliano. «Una notte facciamo irruzione in una cooperativa di napoletani che si erano trasferiti – racconta De Iesu – e catturiamo Ciccio Mallardo. Lui possedeva ville, immobili di grande pregio. Ma, per stare a Giugliano, occupava una mansarda di una cooperativa, gente che non conosceva queste situazioni. Viveva lì con la moglie. Io ricordo bene quella notte. Ricordo che mi portarono il caffè, gli chiesi se ne volesse. Lui rimase stupito per l'atto di gentilezza, non se lo aspettava. Lui aveva da scontare venti o trent'anni di carcere. Gli chiesi: "Mallardo… ma non è meglio mangiare pane e cipolla, piuttosto che fare una vita così, magari con centinaia di milioni, ma poi…". E lui mi rispose: "Dotto', è ‘o destino"».
Nemmeno gli altri condomini sapevano chi fosse, credevano si trattasse di un piccolo imprenditore del settore pulizie. Niente lussi, niente auto di grossa cilindrata: profilo bassissimo, per non attirare l'attenzione. E anche all'interno dell'appartamento manteneva quello stile. I vicini di casa non avevano sospettato nulla. «Appresero chi fosse solo dopo il suo arresto, quando furono convocati in commissariato – prosegue De Iesu – qualcuno riferì che qualche mese prima, in occasione del Capodanno, si erano scambiati gli auguri».
La cattura di Gennaro Licciardi ‘a Scigna
Quella notte a finire in manette non fu soltanto il superboss di Giugliano, ma anche un altro dei capi dell'Alleanza di Secondigliano: Gennaro Licciardi. «Avevamo l'adrenalina a mille, perché avevamo preso Ciccio Mallardo, quando, intorno alle due del mattino, sentimmo le sirene dei carabinieri – prosegue De Iesu – il nostro arresto era il massimo dell'apoteosi investigativa, mi chiedevo cosa avessero potuto mai fare i carabinieri. E avevano catturato Gennaro Licciardi. Quella notte ‘a Scigna era ospite di un suo affiliato, ad una mansarda di distanza da Mallardo. Evidentemente dovevano parlare. Quindi quando noi andammo via lui si fece accompagnare da Giugliano verso Secondigliano. Andavano a forte velocità. Una pattuglia li intercettò, ci fu un inseguimento e lo presero. Noi prendemmo Mallardo, loro Licciardi. Quella notte le forze di polizia credo siano state ben dirette da un ente superiore che ci ha portato a catturarli entrambi».
Morto il superboss Francesco Mallardo
Dopo quell'arresto, Mallardo è evaso ed è stato riarrestato varie volte. Nel 2000 è stato intercettato di nuovo dalla Polizia in un casolare di campagna, tra Giugliano e Qualiano, a tavola con 12 persone, davanti a fave e salumi. L'ultimo arresto nel 2003, nei pressi di Nola. Il 29 maggio scorso, il decesso, a 74 anni (compiuti il primo aprile), nella clinica riabilitativa di Parma dove era stato trasferito da appena un paio di giorni, in seguito alla concessione degli arresti domiciliari per motivi di salute. Gravemente malato, era stato scarcerato ma le sue condizioni premettevano soltanto cure palliative. La notizi del decesso è stata confermata a Fanpage dal suo avvocato, Gian Paolo Schettino.