Armati di mitra e pistole chiedono il pizzo ai commercianti: tre arresti a Pozzuoli
Imbracciavano mitragliatrici e pistole per essere più "convincenti" e farsi pagare il pizzo da commercianti, ristoratori e anche rivenditori ittici. Tre le persone indagate a Pozzuoli, nel Napoletano, e portate in carcere questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Napoli. Devono rispondere tutti, a vario titolo, di estorsione, tentata estorsione in concorso e detenzione e porto illegale di armi, con le aggravanti delle finalità mafiose.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ci sarebbero almeno sei casi di estorsioni accertate nei confronti di commercianti, ristoratori e rivenditori nel mercato ittico di Pozzuoli: cifre che oscillavano tra gli 800 ed i 3mila euro a testa. E per le quali i tre non si sarebbero fatti scrupoli di minacciarli armati di pistole e mitragliatrici. A muovere i fili del racket ci sarebbe stato Carlo Avallone, detto "il fantasma", il quale secondo la Direzione Distrettuale Antimafia avrebbe approfittato dell'assenza dei capi storici del clan Longobardi per far compiere al gruppo alcuni raid di vario tipo, come le dieci stese contro i negozi, verso i quali veniva aperto il fuoco a mo' di avvertimento, soprattutto negli ultimi mesi del 2017, periodo sul quale si sono concentrati gli inquirenti. Fondamentale per le indagini è stato ritrovare il cosiddetto "Libro Mastro" del gruppo: un'agenda nella quale venivano segnati, in linguaggio cifrato, i negozi da taglieggiare e dove veniva segnata la contabilità. Libro Mastro che si trovava in uno dei nascondigli del "fantasma", che era già ricercato per un'altra misura cautelare e pertanto si era reso irreperibile. Questa, mattina per i tre indagati sono scattate così le custodie cautelari in carcere.