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Ancora un rider nel mirino a Napoli, lo inseguono e pubblicano il video sul web: “Ora lo rapiniamo”

Dopo la vicenda di Gianni, il rider aggredito e rapinato dello scooter in Calata Capodichino e l’accadimento analogo a Fuorigrotta, un altro rider inseguito a Napoli. In un video pubblicato sui social dagli autori, si vede lo scooter del rider inseguito e la didascalia: “Facendo rapine. Ora lo rapiniamo”.
A cura di Valerio Papadia
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Un destino crudele sembra accomunare i rider napoletani negli ultimi giorni: dopo la vicenda di Gianni Lanciano, il rider 50enne aggredito e derubato dello scooter da 6 giovanissimi in Calata Capodichino lo scorso 1° gennaio e l'accadimento analogo ai danni di un rider a Fuorigrotta, un altro rider perseguitato a Napoli. Un video, pubblicato presumibilmente dagli autori su Tik Tok, mostra un rider inseguito a bordo del suo scooter. La didascalia alle immagini è inequivocabile: "Facendo rapine". Nel video, una persona ripete: "Vai che ce ‘o magnammo" espressione dialettale che sta a significare "ora abbiamo la meglio su di lui", "ora lo rapiniamo".

Il video, come detto pubblicato su Tik Tok, è stato ripreso dal consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli, che riporta le parole di Emanuele Petrone, portavoce dei rider di Glovo del centro di Napoli: "Quello che è accaduto a Gianni, il rider aggredito a Napoli, è la presentazione delle difficolta e dei pericoli che quotidianamente siamo costretti ad affrontare. Il problema sta nella mancanza di tutela e di diritti da parte delle istituzioni e dello Stato. Noi lavoriamo con partita iva, paghiamo le tasse ma non abbiamo diritto a nulla, niente ferie, niente malattie, nessun rimborso spese, nessuna esenzione. Vogliamo essere tutelati ed avere diritti ed essere riconosciuti come categoria".

Lo stesso consigliere regionale ha così commentato l'accaduto: "I rider vanno riconosciuti come categoria e tutelati. Lavorano per 25 -30 euro al giorno con pioggia, freddo, rischiando rapine ed aggressioni e spesso sono anche vittime di ordini ‘scherzo’. Questi lavoratori devono potersi organizzare come categoria riconosciuta ed avere diritti e rappresentati sindacali".

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