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L'omicidio Meredith Kercher

Meredith, le motivazioni della sentenza: “Uccisa dopo un litigio, non per sesso”

Il movente dell’omicidio di Meredith Kercher non va ricercato nel rifiuto della studentessa inglese di fare sesso di gruppo. A sostenerlo sono i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Firenze nelle motivazioni della sentenza di condanna di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
A cura di Susanna Picone
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La sera dell’omicidio a Perugia della studentessa inglese Meredith Kercher vi fu un litigio tre lei e la sua coinquilina, l’americana Amanda Knox, con una “progressiva aggressività” all'interno della quale si può collocare la violenza sessuale di Rudy Guede sulla giovane Meredith, ma “non è credibile che fra i quattro ragazzi fosse iniziata un’attività sessuale di gruppo”. A sostenerlo sono i giudici della Corte d’assise d’appello di Firenze che hanno depositato le motivazioni della sentenza Meredith. “Non risultando – scrivono i giudici – assolutamente credibile, poiché non supportato da alcun elemento oggettivo, che fra i quattro ragazzi fosse iniziata un’attività sessuale di gruppo, che poi Meredith Kercher improvvisamente non volle più portare a conseguenze ulteriori. Questa prospettazione non risulta compatibile con la personalità della ragazza inglese”. Per il delitto di Perugia la corte di Firenze ha condannato lo scorso gennaio la studentessa americana Amanda Knox a 28 anni di reclusione e il fidanzato di allora, l’italiano Raffaele Sollecito, a 25 anni di reclusione.

Guede, Knox e Sollecito nella casa in cui fu uccisa Meredith – “La traccia biologica rinvenuta sul gancetto del reggiseno che Meredith Kercher indossava la sera che fu uccisa, fu lasciata da Raffaele Sollecito”, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza. Per i giudici il gancetto fu “manipolato dall’imputato la sera dell’omicidio”. Nelle motivazioni della sentenza Meredith si parla di elementi “plurimi e concordanti”: secondo i giudici  Guede, la Knox e Sollecito hanno lasciato “tracce del loro passaggio per deposizione ematica del sangue della vittima che era fuoriuscito copiosamente dalle ferite”. Ci sono elementi indiziari “di sicuro affidamento” della presenza dei tre imputati – Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito – nella casa dove venne uccisa Meredith Kercher “nelle immediate fasi successive all'omicidio”.

La vittima raggiunta da due coltellate – Meredith Kercher venne colpita al collo “da due armi da taglio distinte”: una impugnata dalla Knox che provocò la ferita ritenuta mortale mentre l'altra da Raffaele Sollecito. Fra Amanda e Meredith “non c'era simpatia reciproca, anzi, la ragazza inglese nutriva molte riserve sul comportamento della coinquilina”, scrivono ancora i giudici secondo i quali la sera del delitto di Perugia fu Amanda a far entrare nell'appartamento Guede. L'ivoriano “tenne un comportamento poco urbano”, che infastidì Meredith, la quale chiese spiegazioni ad Amanda che intanto, dopo aver fatto uso di stupefacenti, si era “raccolta in intimità” col fidanzato. Poi ci fu la discussione tra le ragazze “che si inserì in un contesto che, sia per le condizioni psicofisiche degli imputati sia per il livello di esasperazione cui era giunta la convivenza fra le ragazze” esplose nell'aggressività.

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