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Voghera, l'assessore leghista Massimo Adriatici spara e uccide un uomo

Voghera, i legali della famiglia di Youns: “Ieri il pm ha chiesto la revoca dei domiciliari”

“Ieri il pubblico ministero ha chiesto la revoca dei domiciliari per Adriatici”. A dichiararlo a Fanpage.it sono gli avvocati della famiglia di Youns El Boussettaoui, il 39enne ucciso da un colpo della pistola dell’ex assessore alla sicurezza di Voghera Massimo Adriatici. I legali domani depositeranno una memoria per chiedere il divieto di dimora a Voghera e l’obbligo di firma.
A cura di Simona Buscaglia
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Massimo Adriatici
Massimo Adriatici

"Per legge il periodo in cui Adriatici può essere agli arresti domiciliari con questo capo d'imputazione, ovvero eccesso colposo di legittima difesa, è di tre mesi, e il termine scade il 20 ottobre". A parlare sono gli avvocati della famiglia di Youns El Boussettaoui, il 39enne ucciso da un colpo d'arma da fuoco sparato dall'ex assessore comunale alla Sicurezza di Voghera. "Sabato mattina il pubblico ministero ha chiesto la revoca della custodia cautelare degli arresti domiciliari per Adriatici – hanno dichiarato a Fanpage.it i due avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli – il pm infatti non ha fatto richiesta di rinvio a giudizio entro tre mesi perché l'imputazione non ha voluto cambiarla, nonostante l'incidente probatorio, nonostante i proiettili fossero vietati dalla legge, e nonostante Adriatici fosse sulla scena del crimine come se niente fosse, parlando con carabinieri e testimoni". Se il capo d'imputazione fosse stato cambiato in omicidio volontario infatti, il termine per la misura cautelare sarebbe stato di un anno e non di tre mesi. I legali però annunciano che hanno scritto "una memoria, che depositeremo domani mattina alle nove, dove chiediamo che Adriatici venga sottoposto a divieto di dimora a Voghera e che abbia almeno l'obbligo di firma quotidiano, stante la possibilità di inquinare le prove".

L'iter per avere il video delle telecamere della piazza, i legali: "Noi vogliamo solo la verità come parte civile"

Gli avvocati raccontano anche di un iter particolarmente difficoltoso per accedere ai video raccolti durante le indagini. L'11 ottobre c'era stata l'udienza, fissata per la richiesta di opposizione al diniego del pm di condividere le prove video con il consulente dei legali della famiglia della vittima. Martedì 12 ottobre il giudice per le indagini preliminari notifica l'ordinanza che accoglie l'opposizione e autorizza il consulente delle persone offese ad avere le prove video in mano al pm e che sono state fornite al consulente della procura. "Il 13 ottobre vado in Procura e il pm, con un atto assolutamente arbitrario ponendosi fuori da qualsiasi dialettica procedimentale – ha spiegato Romagnoli – ha negato l'accesso a questi atti, dopo avermi fatto aspettare due ore". "Il 13 stesso scrivo una diffida ad adempiere all'ordinanza del gip – ha aggiunto Piazza – il 14 ottobre mattina andiamo di persona alla Procura generale di Milano e il 14 pomeriggio arriva una e-mail dove viene detto che il giorno dopo saremmo potuti andare a prendere il video". Secondo i legali: "È stato creato un disagio alla difesa perché potevamo avere questi video il 13 e invece li abbiamo potuti avere solo il 15" ha concluso Romagnoli. In merito al video acquisito, agli avvocati hanno precisato: "Il nostro consulente lo sta ancora valutando".

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