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Uomo assolto per l’omicidio della moglie: “Delirio di gelosia disturbo psicotico, non un sentimento”

Assolto per un “delirio di gelosia” dopo aver ucciso la moglie ad accoltellate. Come spiega il suo avvocato, però, “non stiamo parlando della gelosia come sentimento ma di una malattia mentale”. Ora Antonio Gozzini, 80 anni, momentaneamente in carcere, verrà trasferito in una struttura per essere curato. Il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo.
A cura di Filippo M. Capra
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Antonio Gozzini, l'uomo di 80 anni che un anno fa ha ucciso la moglie nel sonno accoltellandola, è stato assolto dalla Corte d'Assise per "delirio di gelosia". Ma cosa si intende con questa dicitura? È considerato movente e attenuante? A fare chiarezza, in un'intervista rilasciata a Repubblica, è l'avvocato dell'imputato, Jacopo Barzellotti.

Il legale dell'imputato: Gelosia non come sentimento ma malattia mentale

"Non stiamo parlando della gelosia come sentimento", ha dichiarato Barzellotti, "ma di una malattia mentale: il mio assistito è affetto da un disturbo psicotico di gelosia, che è una forma di delirio riconosciuta dalla psichiatria". Secondo la ricostruzione operata durante le indagini si è cercato di capire come fosse possibile che un delitto così macabro potesse essere "stato commesso in una coppia perbene e normale, al di sopra di ogni sospetto". Il legale difensore di Gozzini spiega che, a seguito di una consulenza tecnica voluta dal pubblico ministero, è stato chiarito come il suo assistito sia stato colpito da "un delirio di gelosia come malattia psicotica che lo ha reso incapace di intendere e di volere". Dunque, è stato accertato – ha proseguito Barzellotti – che l'assassino "ha agito senza rendersi conto del disvalore del suo gesto", non riuscendo a "trattenere i suoi impulsi".

L'avvocato: La condanna sarebbe equivalso alla caccia alle streghe

La sentenza di ieri del gup di Brescia, attesa dalla difesa, non afferma che "la gelosia giustifica un reato". Al contrario, a detta del legale dell'80enne, una condanna "sarebbe equivalso a tornare alla caccia alle streghe". L'avvocato Barzellotti ha ricordato che "non si punisce chi compie atti senza rendersene conto per via di una patologia". Nonostante, comunque, lo stato di salute mentale dell'imputato, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Tale richiesta è spiegata da Barzellotti basandosi sull'ipotesi di una secondo ricostruzione dei fatti e un altro movente: la Procura ha chiesto l'ergastolo pensando che "Gozzini abbia ucciso la moglie per sottrarsi al ricovero che lei desiderava per lui". Tale ipotesi, però, a livello investigativo, non ha trovato sviluppi. Ora l'80enne, che si trova momentaneamente in carcere, verrà spostato in una struttura per essere curato.

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