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Assolto per omicidio della moglie, presidente tribunale Roia: “Sentenza desta perplessità”

Una sentenza che, in attesa delle motivazioni, suscita “una sensazione frustrante e forse un messaggio poco corretto”. Questa l’opinione di Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano, sulla decisione della Corte di Assise di Brescia che ha assolto per incapacità di intendere e volere un uomo accusato dell’omicidio della moglie dopo che le perizie avevano rilevato un “delirio di gelosia”.
A cura di Simone Gorla
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Una sentenza che desta "non poche perplessità". Così il Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano e Ambrogino d'Oro nel 2018 per il suo impegno nel contrasto alla violenza sulle donne, ha parlato della decisione della Corte d'Appello di Brescia che ieri ha assolto per incapacità di intendere e di volere Antonio Gozzini, in un processo per un caso di femminicidio, dopo che alcune consulenze psichiatriche hanno ritenuto il comportamento dell'uomo provocato da un "delirio di gelosia".

Assolto dall'omicidio della moglie per vizio di mente

"La recente decisione della Corte di Assise di Brescia che sostanzialmente non punisce un ennesimo femminicidio desta non poche perplessità, anche se per una corretta valutazione dei fatti occorre leggere le motivazioni della sentenza", ha sottolineato Roia.

Roia: Sensazione frustrante, massaggio poco corretto

In assenza delle motivazioni, secondo Roia si crea "una sensazione frustrante e forse un messaggio poco corretto. Perché allora non adottare, per tali casi che sono ovviamente di grande interesse pubblico per la sensibilità dei temi trattati – aggiunge il magistrato, presidente della Sezione autonoma misure di prevenzione – una informazione provvisoria sul ragionamento che ha portato i giudici alla decisione? È un metodo che viene già adottato dalla Corte Costituzionale e da quella di Cassazione e che serve molto a far capire all'opinione pubblica la decisione".

"Stati emotivi e passionali non possono incidere sull'imputabilità"

Dalle notizie sulla sentenza, spiega ancora Roia,"sembra che l'uomo sia stato dichiarato incapace di intendere e volere perché i consulenti della difesa hanno riscontrato un vizio totale di mente", una condizione che però "non può risiedere negli stati emotivi e passionali (e la gelosia ne è il classico esempio) che per legge (art. 90 c.p.) non possono incidere sulla imputabilità".

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