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Elezioni regionali Lombardia 2023

Regionali, il segretario del Pd: “Sono i nostri alleati che non hanno voluto le primarie in Lombardia”

Intervistato da Fanpage.it, il segretario regionale del Pd, Vinicio Peluffo, ha spiegato la scelta di Majorino come candidato di coalizione: “Avevamo detto che avremmo deciso insieme alle altre forze, lui è stata la sintesi”.
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A cura di Giulio Cavalli
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Elezioni regionali Lombardia 2023

L’assemblea regionale del Partito Democratico ha votato l’accordo raggiunto con la coalizione di centrosinistra, che ha individuato in Pierfrancesco Majorino il candidato alla presidenza di Regione Lombardia. Il voto si è chiuso alle ore 14.00 di ieri, sabato 19 novembre.

I favorevoli hanno raccolto l'89,43%, gli astenuti il 5,29%, i contrari il 5,29%; ha partecipato al voto il 77,21% degli aventi diritto. Ora comincia ufficialmente la campagna elettorale. Ne abbiamo parlato con il segretario regionale Dem Vinicio Peluffo.

Peluffo, a leggere certi giornali e a sentire le voci del Terzo polo, tra cui Calenda, sembra che per la Regione Lombardia abbiate candidato il peggiore dei comunisti…

Vedo che la destra ha iniziato subito a mistificare. Per quanto riguarda Calenda è evidentemente nervoso perché gli si è rotto il giochino di credere di poter insistere sull’ambiguità di avere candidato un’esponente di centrodestra che potesse fare incursioni nel nostro campo.

Invece quella che si sta definendo è una competizione elettorale a tre. Ci sarà una tripolarizzazione con il centrodestra che ha perso una sua esponente di spicco, con Letizia Moratti che pescherà a destra, e poi noi centrosinistra con una coalizione ampia, plurale e competitiva.

Non sente in giro un certo complesso di inferiorità per cui il Pd bene che vada può concorrere al massimo per il secondo posto?

Il nostro avversario è la destra perché nella destra c’è stato un mutamento di pelle. Non si può parlare più di centrodestra perché è un campo trainato da una forza politica come Fratelli d’Italia con Forza Italia in posizione assolutamente ancillare e con la Lega che ha perso consensi. Di moderato non ha più un bel niente.

Però sono quelli che hanno governato negli ultimi 28 anni e negli ultimi cinque hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza nella gestione della pandemia, nell’attuazione del piano vaccinale (salvato dal generale Figliuolo) e nell’incapacità di ridare alla Lombardia lo slancio per ripartire.

Aggiungo che in questi anni la Lombardia è la regione in cui di più sono aumentate disuguaglianze, in cui più persone sono scivolate nella povertà e nella fragilità economica. Questo è il nostro avversario e noi siamo convinti di poterlo battere.

I rifiuti di Sala, di Del Bono, di Pisapia possono pesare sulla credibilità del Pd in campagna elettorale?

La verità è che in Lombardia il centrosinistra ovvero il campo progressista democratico e riformista e ambientalista ha tante personalità, a partire da gente come gli amministratori Sala, Del Bono e Gori, fino agli ex amministratori come Pisapia.

Tante personalità che rendono questo campo vitale e in stretta connessione con i territori. Saranno tutti protagonisti campagna elettorale al fianco di Majorino. Sarà una campagna elettorale con un candidato presidente con intorno una squadra solida.

Dopo non essere stato candidato alle politiche a Pierfrancesco Maran è stato impedito di partecipare alle primarie. C’è qualche causa ostativa contro di lui?

In Lombardia il Pd ha sempre indicato come obiettivo per costruire una proposta politica competitiva la costruzione di una coalizione più ampia e coesa possibile. Abbiamo iniziato un anno fa un coinvolgimento di tutte forze politiche all’opposizione in Lombardia, da M5S a Azione, che ha prodotto priorità condivise presentate già lo scorso 30 giugno.

Poi c’è stata la cesura delle politiche, una frattura che ha diviso il campo, e il giorno dopo il voto nazionale noi abbiamo chiesto a tutte le forze politiche di non guardare alle dinamiche nazionali ma alla Lombardia e al percorso comune per continuare a trovare nei punti programmatici il terreno su cui costruire una coalizione. M5S, Italia Viva e Azione si sono ritirate.

Con le altre forze politiche e civiche abbiamo deciso di presentarci in coalizione e abbiamo detto che avremmo deciso insieme agli altri anche il metodo. La coalizione ci ha chiesto un altro metodo rispetto alle primarie e la sintesi è stata trovata nella figura di Majorino.

Noi abbiamo sempre discusso e approvato con larghissime maggioranze qualsiasi decisione. È la comunità del Pd che ha sempre indicato come obiettivo principale la costruzione della coalizione, con cui decidere il metodo insieme.

Maran come tanti altri è una straordinaria risorsa della nostra comunità. Le opinioni differenti ora potranno confrontarsi, si è aperto il percorso congressuale nazionale. A livello regionale e nei territori potremo affrontare le questioni emerse come abbiamo sempre fatto.

Però un secondo dopo la nomina di Majorino Sinistra Italiana ha aperto al Movimento 5 Stelle e +Europa ha ribadito il suo veto… Durerà la coalizione?

La coalizione è questa perché ha deciso di affrontare insieme e ha condiviso insieme le priorità programmatiche entro cui Majorino costruirà il programma.

Questo è il punto di partenza per il confronto con la società lombarda. Il mandato è di incontrare tutte le realtà sindacali, associative, di categoria per costruire una coalizione che non sia solo politica ma soprattutto sociale.

Il M5S rimane un nodo?

Il M5S si è chiamato fuori, in attesa di una decisione presa a Roma. Il 26 settembre abbiamo fatto appello a tutti. Azione e Italia Viva hanno candidato Letizia Moratti e il M5S si è messo alla finestra.

Noi siamo convinti che in questo momento l’alternativa a Fontana deve vivere nella società lombarda per questo siamo partiti con Majorino sulla base delle nostre proposte. Siamo convinti che la partita si giochi tra Fontana e l’alternativa (incarnata in Majorino) a anni di malgoverno della destra.

Il congresso nazionale non rischia di interferire nella compattezza del Pd durante la campagna elettorale lombarda?

Per noi la priorità sono le elezioni regionali e su questo è impegnata in maniera unita tutta la comunità del Pd. Nelle prossime settimane ci sarà la fase di apertura del partito alla società civile in vista del congresso del Pd a cui parteciperemo anche ovviamente in Lombardia.

Noi chiederemo a tutti i candidati alla segreteria nazionale di venire in Lombardia per fare la campagna elettorale per le regionali. Per noi la priorità è che tutti siano consapevoli dell’importanza della partita della Lombardia. Per Majorino e per il Pd.

Che si punti a vincere lo si deve dire per contratto. Ma quanto ne siete convinti?

Fino a qualche tempo fa abbiamo sempre detto che dovevano esserci tre condizioni perché la Lombardia fosse contendibile.

Primo: che non si votasse nello stesso giorno delle politiche, cosa accaduta negli ultimi anni e che produce distorsione perché la campagna elettorale si concentra su temi nazionali e c’è un effetto di trascinamento dell’appartenenza politica. Non votare lo stesso giorno avvicina il voto per le regionali a voti come quelli per le amministrative dove il centrosinistra qui in Lombardia è sempre molto competitivo.

Secondo: speravamo che il candidato del centrodestra fosse Attilio Fontana perché significa fare una campagna elettorale in cui si possono ricordare tutte le sue scelte, i suoi errori e le sue inadeguatezze. Una campagna in cui nessuno possa svicolare dalle sue responsabilità.

Terzo: parlavamo di una spaccatura, cosa che è avvenuta quando Letizia Moratti, da 20 anni esponente di spicco del centrodestra, ha deciso di candidarsi. Questi tre elementi rendono la competizione di queste regionali a tre ma con due soli candidati (Fontana e Majorino) che se la giocano. È un’occasione straordinaria che dobbiamo sfruttare fino in fondo.

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