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Prende a schiaffi la figlia di 7 anni e urla: “Vado a uccidere la mamma”

Secondo la Procura di Cremona, l’uomo ha preso a schiaffi la figlia di 7 anni senza motivo. Davanti a lei urlava di voler uccidere l’ex compagna e sua madre. Il 22 dicembre l’ennesimo processo per una storia iniziata nel 2013.
A cura di Enrico Spaccini
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Immagini di repertorio
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Una vicenda giudiziaria lunga nove anni, che il prossimo 22 dicembre avrà il suo ennesimo processo. L'accusa mossa dalla Procura di Cremona nei confronti dell'uomo di 40 anni è di "avere maltrattato la propria figlia minore, manifestando abitualmente in presenza della bambina, di soli 7 anni di età, con toni accesi e violenti, il forte astio nei confronti dell’ex compagna, madre della bimba". In Tribunale l'uomo potrà raccontare la propria versione della storia, così come la bambina e sua madre che si sono costituire parte civile. Entro fine anno potrebbe quindi arrivare a una conclusione una vicenda giudiziaria iniziata con una separazione consensuale nel 2013.

La separazione, lo stalking e il mantenimento

Lui era un giovane rampollo di provincia, lei una ragazza brillante. Si innamorano, nel 2010 vanno a convivere e l'anno dopo nasce la bambina. Tuttavia, la loro storia dura poco: infatti, nel 2013 arriva la separazione. Un accordo ratificato dal Tribunale, in cui entrambe le parti si dichiarano soddisfatte: alla mamma l'affido esclusivo della bimba, al padre l'impegno di versare gli alimenti per il suo mantenimento. Non passa molto tempo che l'uomo dimostra di non accettare più quelle condizioni: manda sms in continuazione, le telefona più volte al giorno e controlla gli spostamenti della sua ormai ex compagna. Lei trova il coraggio di rivolgersi alle autorità: nel 2014, il questore emette un ammonimento per stalking. Sembra tutto finito. Invece, l'uomo sposta lo scontro sul piano del denaro. Nel giugno del 2014 chiede al giudice di modificare le condizioni economiche della separazione. Richiesta che viene respinta: le sue dichiarazioni dei redditi non rispecchiavano il suo stile di vita agiato. Ottiene solo di poter incontrare la figlia in assenza della madre, in modo da evitare discussioni tra i due adulti. La madre rispetta la decisione del tribunale, facendo però presente che la bambina "ci va malvolentieri da papà".

La notte di Santa Lucia

All'inizio del 2017 il padre ottiene una nuova piccola vittoria in tribunale: l'affido condiviso della figlia, anche se deve stare con la mamma. In più, i servizi sociali devono monitorare la situazione. È in questo periodo che, secondo la Procura, la situazione precipita. L'uomo inizia a sfogare la propria aggressività e lo fa in presenza della figlia. Nell'accusa viene riportata la ricostruzione della notte di Santa Lucia del 2018, quella tra il 12 e il 13 dicembre. In quelle ore, il padre sarebbe uscito di casa per "andare ad uccidere la mamma e la nonna materna". Sbatteva i pugni sul tavolo, urlava, e dava alla figlia "schiaffi sulla testa senza motivo". Poco dopo, il pubblico ministero dei minori chiede che vengano sospesi gli incontri tra il padre e la figlia. Il Tribunale, invece, decide di avviare "un percorso di incontri protetti". La piccola continua a vedere il padre, ma accompagnata dalla madre che racconta come "la bambina piange, si copre volto e corpo con la giacca". Gli incontri terminano a febbraio 2020, per volontà del padre. Taglia anche gli alimenti, versando solo il 30 per cento di quanto stabilito dal Tribunale. Ufficialmente nullatenente, difeso con il gratuito patrocinio. Gli avvocati dell'ex compagna, però, hanno scoperto che le sue quote di società e immobili li aveva ceduti ai familiari. L'uomo è già a processo per violazione degli obblighi di assistenza familiare, per il quale comparirà in udienza a novembre. Il 22 dicembre, invece, verranno ascoltati tutti. Anche le maestre e gli assistenti sociali, per fare chiarezza una volta per tutte su questa storia.

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