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Aggiornamenti sul'omicidio di Sabrina Beccalli a Crema

Ossa umane nell’auto di Sabrina Beccalli: “Famiglia scioccata, ma la posizione di Pasini non cambia”

La famiglia di Sabrina Beccalli, la 39enne scomparsa a Crema a Ferragosto, è rimasta “scioccata e addolorata” dalla scoperta che le ossa trovate nell’auto carbonizzata della donna apparterrebbero a un essere umano, e non a un cane come avevano sostenuto inizialmente due veterinari. Se l’esame del Dna dovesse confermare che le ossa sono di Sabrina sarebbe avvalorata una parte della versione del presunto omicida, Pasini: “Ma la sua posizione non cambia – precisa l’avvocato della famiglia Beccalli, Antonino Andronico, a Fanpage.it -. Il fatto di aver detto la verità su una circostanza non significa automaticamente che abbia detto il vero su tutto, anzi tutt’altro”.
A cura di Francesco Loiacono
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Sabrina Beccalli (foto Facebook)
Sabrina Beccalli (foto Facebook)
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Settimane di indagini, di ricerche di un corpo che sembrava essere sparito nel nulla. Per poi scoprire che, molto probabilmente, il cadavere di Sabrina Beccalli, 39enne scomparsa a Crema la notte di Ferragosto, era proprio nel posto in cui il presunto omicida, Alessandro Pasini, aveva detto che si trovava: nell'auto della donna, data alle fiamme dallo stesso Pasini. Il caso della scomparsa della 39enne è arrivato a una svolta nella giornata di ieri, quando le ulteriori analisi sui resti ossei trovati nella Fiat Panda carbonizzata nelle campagne di Vergonzana, frazione di Crema, hanno rivelato che quelle ossa non appartenevano a cani, come sostenuto da due diversi veterinari, ma a un essere umano. Una scoperta che, se l'analisi del Dna confermerà che i resti sono di Sabrina, sembra avvalorare almeno un aspetto della versione di Pasini: per il 45enne, tuttora in carcere con l'accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere, Sabrina sarebbe morta di overdose nella casa della sua ex fidanzata in cui i due avevano consumato della droga. Lui poi ne avrebbe bruciato il corpo, per motivi ancora poco chiari ma probabilmente con l'intenzione di cercare di coprire le tracce di quanto avvenuto. Un'intenzione che ha portato l'uomo anche a tentare di far esplodere l'apaprtamento dell'ex fidanzata tagliando i tubi del gas.

Dopo la notizia della natura umana dei resti trovati nella Panda di Sabrina la famiglia della 39enne è rimasta "scioccata e addolorata – secondo quanto riferito a Fanpage.it dall'avvocato Antonino Andronico. "La famiglia ribadisce comunque la propria fiducia nell'Arma dei Carabinieri che per giorni, in buona fede, fidandosi delle indicazioni del veterinario, si è prodigata nelle ricerche. Certo – aggiunge l'avvocato – lascia perplessi come si possano essere scambiati dei resti umani per altro".

L'avvocato: La posizione di Pasini non cambia, non è detto che abbia detto la verità su tutto

Se davvero i resti trovati appartengono a Sabrina, un aspetto della versione di Pasini sarà confermato. "Ma la sua posizione non cambia – precisa Andronico -. Il fatto di aver detto la verità – ma lo si saprà con l'esame del Dna – su una circostanza non significa automaticamente che abbia detto il vero su tutto, anzi tutt'altro. Dalle indiscrezioni circa gli accertamenti dei Ris sembrerebbe che sono stati trovati schizzi di sangue poi ripulito sulle scale condominiali, circostanza non detta dal Pasini, il che è incompatibile con una morte per overdose. Chi muore per overdose – afferma il legale della famiglia Beccalli – non sanguina". Ma sono altre le circostanze che non tornano rispetto alla versione del presunto omicida: "Vi sarebbero state pochissime tracce di sangue nel bagno dell'appartamento dove invece lui aveva detto di aver trovato la ragazza morta. Da ultimo – prosegue Andronico – non si è trovata traccia di sostanza stupefacente nella casa, ciò significa che o non si è consumata droga, oppure lui ha ripulito tutto per nascondere ciò che è avvenuto veramente. E poi – conclude l'avvocato – perché bruciare il cadavere se la ragazza è morta d'overdose?".

Domande a cui le indagini della procura di Cremona dovranno cercare di dare risposta in tempi rapidi, dal momento che troppo tempo si è già perso in questa tragica vicenda dietro cui potrebbe celarsi l'ennesimo femminicidio. "Da parte nostra i nostri consulenti, il generale (in congedo, ndr) Luciano Garofano e il brigadiere Edi Sanson (ex militare dell'Arma oggi consulente consulente per la prevenzione del crimine, ndr), stanno eseguendo gli accertamenti tecnici e abbiamo pure chiesto un accesso nell'immobile dove è avvenuto il fatto per studiare la scena del crimine e tentare una ricostruzione".

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