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Niente musica neomelodica per il camorrista al 41bis: “Brani che cantano la malavita”

La richiesta di poter ascoltare musica neomelodica in cella era stata avanzata da Antonio Luongo, 44 anni, accusato di tre omicidi e detenuto a Opera (Milano). Si oppongono oggi i giudici: “Esaltazione di stili di vita criminali e messaggi violenti, in contrasto con la rieducazione prevista dall’ordinamento penitenziario”
A cura di Francesca Del Boca
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Niente musica neomelodica: lo dice il giudice. Succede nel carcere di Opera (Milano): la richiesta era stata avanzata un anno fa al Tribunale di sorveglianza da Antonio Luongo detto Tonino o pazz', 44 anni, legato al clan camorristico dei Longobardi a Pozzuoli (Napoli), accusato di tre omicidi e recluso dal 2008 per associazione mafiosa.

La Corte di Cassazione, però, parla chiaro. "Dei testi contenuti nei cd, alcuni brani musicali del genere neomelodico veicolano messaggi di violenza, ed esaltano l'adesione a stili di vita criminali".

Un ascolto non certo compatibile, secondo i giudici, con "il trattamento penitenziario che, tendendo alla risocializzazione del condannato, promuove valori e modelli di comportamento diametralmente diversi".

"Pena contraria al senso di umanità"

Inizialmente il carcerato, detenuto al 41bis, nel 2022 era stato autorizzato dal Tribunale di sorveglianza di Milano ad "acquistare e detenere, all'interno della camera di pernottamento, compact disc di musica neomelodica e relativi lettori digitali".

Provvedimento stoppato dopo il reclamo da parte del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, arrivato fino in Cassazione. "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità", la motivazione dei legali del condannato.

La Cassazione: "Esaltazione di stili di vita criminali"

Di diverso avviso la Cassazione. Sì alla musica in cella, ma non certo quella neomelodica. "Alcuni brani musicali del genere neomelodico veicolano messaggi di violenza ed esaltano l'adesione a stili di vita criminali", e "racconta di contesti malavitosi". Un genere musicale, insomma, non certo in linea con il percorso di rieducazione proposto dal carcere.

In poche parole: "L'ascolto di tale genere musicale, che per sua natura "racconta di contesti malavitosi e di contrapposizione anche aperta ai poteri dello Stato, si pone in contrasto con il trattamento e la rieducazione previsti dall'ordinamento penitenziario".

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