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Milano, la scambiano per straniera e le chiedono i documenti: “Parli troppo, non ci scusiamo”

Maria Anna Campadello, 32 anni, è stata vittima di un episodio razzista a Milano: due carabinieri l’hanno fermata alla stazione Centrale, chiedendole i documenti e, dando per scontato che fosse straniera, il permesso di soggiorno. Compresa la gaffe, invece di scusarsi i militari le hanno detto “tu stai parlando troppo”. La ragazza ha denunciato l’episodio sui social. Intervistata da Fanpage.it racconta: “Questi pregiudizi ti fanno sentire sbagliata e umiliata. È stato un mix di razzismo, maschilismo e abuso di potere”.
A cura di Ilaria Quattrone
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Maria Anna Campadello
Maria Anna Campadello

Quando si parla con Maria è impossibile non percepirne l'allegria, la forza e l'impetuosità. La sua è una storia normalissima, come tante altre. Ha 32 anni ed è originaria di Lima in Perù. A due anni è stata adottata da una famiglia italiana e si è trasferita a Padova. Gran parte della sua vita l'ha passata in giro per il mondo. Parigi, Londra, New York, Miami: la vita di Maria è ricca di esperienze, colori e passioni. Una esistenza tranquilla, che però è stata qualche volta costernata da brutti episodi. L'ultimo quello di qualche giorno fa a Milano.

La fermano in Stazione e le chiedono il permesso di soggiorno, ma lei è italiana

"Sono scesa dal treno in Stazione Centrale e due carabinieri e quattro militari, mentre facevano dei normali controlli, si sono avvicinati a me e mi hanno chiesto i documenti. Uno di loro senza nemmeno guardarlo, vedendo il colore della mia pelle, mi ha chiesto poi il permesso di soggiorno", racconta a Fanpage.it. La ragazza rimane pietrificata e anche il carabiniere percepisce il suo stupore dagli occhi: "Solo allora ha deciso di guardare i miei documenti e si rende conto di essersi sbagliato. Nella sua gaffe è stato anche molto gentile, mi ha chiesto scusa e mi ha chiesto se mi fossi offesa". Maria gli risponde di sì e che a offenderla è stato proprio il suo pregiudizio. "Non bisogna mai partire dal presupposto che se una persona ha un colore della pelle diversa allora non possa essere italiana e che per essere legittimata a star qui debba avere un permesso di soggiorno". Sentendo la conversazione tra i due l'altro militare è voluto intervenire. Le specifica che loro non erano tenuti a scusarsi e che per i suoi gusti "stava anche parlando troppo". Alle parole del carabiniere, Maria ha ribattuto prontamente: "Se qualcuno mi offende io sono tenuta a rispondere".

Con questi pregiudizi ti fanno sentire sbagliato

Assurdo. È così che la 32enne descrive la situazione paradossale che è stata costretta a vivere. In una città poi che vanta da anni un'anima internazionale e aperta. Quello che è successo a Maria sono cose che feriscono, che fanno male ma che soprattutto umiliano: "Ti fanno sentire nel posto sbagliato. Quando una persona ti calpesta in questo modo ti umilia, umilia il tuo modo di essere cresciuta qui". Dopo aver raccontato l'episodio ai suoi follower su Instagram, Maria ha postato alcuni commenti sul suo profilo. Da loro ha ricevuto tanto affetto e sostegno, ma anche alcuni racconti di esperienze simili alla sua, ma spesso peggiori: "Ho letto alcune cose di alcuni ragazzi che mi hanno spezzato il cuore. Soprattutto perché spesso arrivavano da esseri umani che teoricamente dovrebbero difenderti. Io non sono contraria ai controlli, ma facciamolo con educazione e senza pregiudizi". In fondo come ricorda lei stessa: "Siamo una generazione italiana dai mille colori".

È stato un mix di razzismo, maschilismo e abuso di potere

Non solo note positive, alla giovane sono arrivati anche alcuni commenti negativi: "Un ragazzo mi scrive che i casi di razzismo sono altri e su questo non c'è dubbio. Ma non è che dobbiamo arrivare all'estremo e avere sempre casi come quello di Willie per parlare di razzismo. Io non voglio fare la vittima, ma quello che ho vissuto io è stato un mix di razzismo, maschilismo e abuso di potere". Un episodio che non le capita per la prima volta: "Ero sempre a Milano ed ero con alcuni amici in macchina. Un'auto c'è venuta addosso. C'erano le forze dell'ordine, hanno chiesto i documenti e io avevo il passaporto. Non lo hanno nemmeno visto, ma mi hanno solo chiesto quanto mi sarei fermata in vacanza presupponendo che io quindi non fossi italiana". Non è dal colore della pelle che si capisce tutto di una persona e non si può che condividere il suo pensiero: "Molti credono di sapere tutto di te semplicemente guardandoti, ma non è così. Non è dal colore di una persona, che la si può definire".

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