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Milano, il 17 maggio 1972 l’omicidio di Luigi Calabresi. Il figlio Mario: “49 anni che mi manca”

Il 17 maggio del 1972 a Milano veniva assassinato il commissario di polizia Luigi Calabresi: “Ogni 17 maggio alle 9.15 io guardo l’ora e dico: ecco, adesso. Sono passati 49 anni e questo significa che sono 49 anni che mi manca”, ha scritto uno dei figli di Luigi, il giornalista Mario. Di recente una delle due persone condannate come mandanti dell’omicidio, Giorgio Pietrostefani, è stato arrestato in Francia nell’operazione contro il terrorismo “rosso”. “È fondamentale ricordare. Lo è ancora di più quest’anno in cui qualcosa di importante è stato fatto nei confronti di alcuni dei responsabili di stragi”, ha commentato Attilio Fontana, presente alla cerimonia di commemorazione alla questura di Milano.
A cura di Francesco Loiacono
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Il commissario Luigi Calabresi (Lapresse)
Il commissario Luigi Calabresi (Lapresse)

"Ogni 17 maggio alle 9.15 io guardo l’ora e dico: ecco, adesso. Sono passati 49 anni e questo significa che sono 49 anni che mi manca". Con questo tweet il giornalista Mario Calabresi, ex direttore del quotidiano "La Repubblica", ha ricordato l'omicidio del padre Luigi, commissario della polizia di Stato in servizio presso la questura di Milano assassinato sotto casa il 17 maggio del 1972. Mario Calabresi ha pubblicato la foto della targa apposta in via Cherubini, zona Pagano, nel luogo in cui il commissario, all'epoca dei fatti 35enne, venne assassinato da un commando di Lotta continua mentre si recava al lavoro: una vicenda che il giornalista ha ricordato anche in un libro, "Spingendo la notte più in là". Per ricordare l'uccisione di Calabresi è stata organizzata in questura una cerimonia con i famigliari del commissario, il prefetto Renato Saccone e il questore Giuseppe Petronzi. Vi ha preso parte anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana, che ha commentato: "È fondamentale ricordare. Lo è ancora di più quest’anno in cui qualcosa di importante è stato fatto nei confronti di alcuni dei responsabili di stragi".

L'arresto di Pietrostefani in Francia

Le parole di Fontana si riferiscono a quanto accaduto pochi giorni fa. L'omicidio del 1972 è difatti tornato di recente alla ribalta mediatica perché una delle due persone condannate in via definitive come mandanti dell'omicidio, Giorgio Pietrostefani, è stato arrestato (e poi posto in libertà vigilata) in Francia nell'ambito dell'operazione "Ombre rosse" contro ex esponenti del terrorismo di matrice politica durante gli "Anni di piombo". "Oggi è stato ristabilito un principio fondamentale – aveva scritto Mario Calabresi il giorno dell'arresto di Pietrostefani -: non devono esistere zone franche per chi ha ucciso. La giustizia è stata finalmente rispettata. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo". Questo invece il commento odierno di Fontana: "Con gli arresti dei terroristi in Francia auspico che la giustizia possa, finalmente, fare il suo corso”.

L'omicidio Calabresi

Pietrostefani, fondatore di Lotta continua assieme ad Adriano Sofri, dopo un processo molto contestato venne condannato assieme allo stesso Sofri come mandante dell'omicidio Calabresi. I due ex militanti della formazione extraparlamentare di estrema sinistra dopo la morte del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato per cause mai chiarite del tutto da una finestra della questura di Milano poco dopo la strage di piazza Fontana, condussero sul loro giornale una campagna mediatica contro il commissario Calabresi, all'epoca vice capo dell'ufficio politico, indicandolo come il responsabile della morte dell'anarchico. La campagna mediatica contro il commissario Calabresi non fu però appannaggio solo di "Lotta continua": a partire dal 1971 sul settimanale "L'Espresso" apparve un appello sottoscritto da molti politici e intellettuali in cui Calabresi veniva definito "commissario torturatore" e "responsabile della fine di Pinelli". Dopo aver ricevuto minacce e intimidazioni, la mattina del 17 maggio 1972 Calabresi venne freddato sotto casa con due colpi di pistola: per l'omicidio sono stati condannati come esecutori materiali altri due ex appartenenti a Lotta continua, Ovidio Bompressi e Leonardo Marino.

La strage alla questura di Milano

Il 17 maggio del 1973, un anno dopo l'omicidio Calabresi, proprio durante una cerimonia per commemorare l'anniversario dalla morte del commissario una bomba esplose in mezzo alla folla all'ingresso della questura di Milano, in via Fatebenefratelli. L'autore dell'attentato, Gianfranco Bertoli, arrestato poco dopo l'esplosione dell'ordigno, dichiarò che il suo scopo era quello di uccidere il ministro dell'Interno Mariano Rumor, che si era appena allontanato dopo la commemorazione: nell'esplosione rimasero uccisi Felicia Bartolozzi, Gabriella Bortolon, Federico Masarin e Giuseppe Panzino e altre 52 persone rimasero ferite.

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