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“Mi ha rovinato la vita”: parla il ragazzo accoltellato dal figlio del capo ultrà dell’Inter

Luca Pizzi ha 25 anni e porta sul corpo i segni di un episodio che lo ha cambiato per sempre. La sera tra il 5 e il 6 giugno del 2020, nel centralissimo corso Garibaldi, a Milano, Luca è stato accoltellato sei volte da Alessandro Caravita, figlio dello storico capo ultrà dell’Inter Franco. “Mi ha rovinato la vita, mi voleva uccidere”, racconta il giovane a Fanpage.it.
A cura di Francesco Loiacono
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"Mi ha rovinato la vita, mi voleva uccidere". Luca Pizzi ha 25 anni e porta sul corpo i segni di un episodio che lo ha cambiato per sempre. La sera tra il 5 e il 6 giugno del 2020, nel centralissimo corso Garibaldi, a Milano, Luca è stato accoltellato sei volte da Alessandro Caravita, figlio dello storico capo ultrà dell'Inter Franco. Per quell'episodio l'aggressore è stato condannato a sei anni per tentato omicidio, pena che sta scontando ai domiciliari, e a una provvisionale di 20mila euro da versare alla sua vittima. Che però a Fanpage.it racconta: "Questi soldi non credo che li vedrò perché tuttora non li ho visti, avevano una scadenza e non mi sono mai arrivati. Lui non ha nulla di intestato e gioca molto su questo fatto qua".

Dopo l'aggressione sono rimaste cicatrici sul corpo e nell'anima

Luca ha voluto mostrare le cicatrici che gli sono rimaste sul corpo, e anche tutte quelle, ben più profonde, che gli sono rimaste nell'animo: "Non riesco ad accettare ancora il fatto che un ragazzo così giovane possa avermi creato questo. Mi ha rovinato la vita, tutte le volte che mi guardo allo specchio vedo lui. Darmi sei coltellate non puoi dire che mi stavi spaventando (è la versione dell'aggressore, non accolta però dal giudice ndr), sei coltellate mi volevi uccidere". Luca adesso non può più vedere il sangue senza sbiancare in viso, ma soprattutto non può più fare tante cose che faceva prima: "Lavorativamente parlando è cambiato tutto, perché prima lavoravo come tatuatore. Ora mi trovo con la mia mano mancina che faccio molta fatica a tenere la macchinetta in pugno, è tutto più difficile". Luca, che prima si reputava un ragazzo forte, ha scoperto cosa sono l'ansia e la depressione.

Il racconto di quegli attimi in centro a Milano

È difficile capire cosa possa succedere a una persona accoltellata per strada. Luca ha provato a raccontarlo, nel dettaglio.

Tutto è partito il 5 giugno del 2020: io incontrai una mia amica, nonché ex di un mio caro amico, la saluto le chiedo come sta, come va col suo ex ragazzo. A questa domanda l'amico che era con lei vedo che si infastidisce e inizia a guardarmi male, a borbottare. Non voleva che io parlassi di questo ragazzo qua perché era il suo ex fidanzato e abbiamo iniziato una colluttazione fisica. Tutto a un tratto mi trovo bloccato, vedo le persone davanti a me che urlano, ho sentito delle vampate di calore, subito dopo freddo, e lì ho capito che c'era qualcosa che non andava. Ho guardato le mie scarpe, avevo le scarpe tutte rosse c'era una pozza di sangue intorno a me e lì ho capito che mi aveva accoltellato. Mi sono guardato, ho cercato di tamponarmi, ma perdevo talmente tanto sangue che era inutile quello che stavo facendo, però ho continuato a tamponarmi. Sono svenuto, mi davano già per morto. E poi mi sono svegliato esattamente sei giorni dopo, sono stato in coma cinque giorni in prognosi riservata. Ora sono qua, posso raccontarvi questa storia. Sono stato miracolato.

Adesso Luca ha un sogno: aprirsi un negozio tutto suo, dove potersi fare tatuare da persone che si stanno riscattando per qualche sbaglio fatto in passato. Per questo motivo ha lanciato una campagna fondi su gofundme, per "riprendersi in mano la sua vita". Anche se lui stesso è consapevole che su quella piattaforma ci sono altre persone "che hanno più bisogno di me".

(Intervista a cura di Davide Arcuri)

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