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Simba La Rue e Baby Touche, le news sulla faida

“L’importante è non macchiare l’auto di sangue”: l’intercettazione shock di Baby Gang e Simba La Rue

Dagli atti dell’arresto dei due rapper emergono dettagli inquietanti. Simba La Rue e Baby Gang erano già al centro di diverse vicende giudiziarie.
A cura di Salvatore Garzillo
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Hai conosciuto entrambi i lati di Zaccaria in una sera. In un giorno. Il lato "sì lavoriamo cazzo spacco faccio tutto" e il lato "vi ammazzo tutti quanti’”.

In questa frase c’è la sintesi umana di Zaccaria Mouhib, meglio noto come Baby Gang, il trapper 21enne da milioni di visualizzazioni che stamattina è stato arrestato assieme al collega Simba La Rue e ad altri 9 membri del loro entourage per un’aggressione a colpi di pistola nei confronti di due senegalesi “rivali” avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 luglio scorso in via di Tocqueville, davanti a una delle discoteche della movida milanese.

La frase è stata intercettata dai carabinieri a pochi minuti dalla duplice gambizzazione all’interno dell’auto di Mounir Chakib detto “Malippa” (24enne di Lecco e unico del gruppo a ottenere i domiciliari), manager di Baby Gang e Simba La Rue. L’ambientale era nella sua vettura perché i militari stavano già monitorando la loro attività a seguito del sequestro e pestaggio del trapper avversario Baby Touché avvenuto all’inizio di giugno.

"Hanno iniziato a spararci addosso"

La frase di Malippa è rivolta a una ragazza che viaggia in auto con lui, sotto choc per l’aggressione a cui ha assistito. “Ma che cazzo c’ha Zaccaria?! Che cazzo di problemi c’ha?”, dice la passeggera, e Malippa risponde che proprio il giorno prima il tribunale gli aveva tolto la sorveglianza speciale perché non era stato ritenuto pericoloso.

La ragazza continua: “Uno che fa così se le cerca però. C’hai venti persone attorno che ti dicono basta e non ti fermi?”.

Il manager di Baby Gang replica: “Sì ma questi qua hanno iniziato a sparare addosso a noi. Hai visto, no? (riferendosi alle esplosioni di pistola a salve da parte dei due senegalesi poi feriti, ndr). Non hai sentito i colpi di pistola? Li hanno sparati 5 volte. Noi non abbiamo sparato neanche un colpo. Il problema, sai perché nessuno di noi ha sparato un colpo? Perché noi non spariamo in aria, è quella la verità! Ti dico la verità… i nostri ragazzi se sparano, sparano addosso alla gente. Questa è la verità. E nessuno di noi ha sparato un colpo. Anche Baby che c’aveva tutto il tempo il ferro in mano, ha sparato solo una volta in aria. Solo una volta. Loro hanno sparato cinque volte. Sti negri di merda. Hai visto come era messo il nero?”.

In particolare uno dei senegalesi ha riportato la frattura del piatto tibiale, ferite lacero contuse alla schiena, un trauma cranico lieve e ferite al volto, con una prognosi di 30 giorni. L’altro è stato centrato da due pallottole alla tibia sinistra giudicate guaribili in 15 giorni.

"Baby Gang non deve bere"

Zaccaria (Baby Gang, ndr) quando si ubriaca è un casino. Zaccaria non deve bere proprio, infatti lui lo sa e non beve. Però quando vuole bere è un casino e non puoi dirgli di no”, continua Malippa, che conosce benissimo il suo amico e assistito.

“Quando lui non è ubriaco lo fa con la testa, prima di tutto. Secondo, lo fa per una buona ragione. Una buona ragione che non è giustificabile. Robe del genere non sono giustificabili neanche da una buona ragione però almeno c’è una buona ragione. Invece quando è ubriaco non c’è ragione per niente. Quando arriva che gli sale è un puttanaio, ha fatto minchiate. Poi non dico che questa cosa qua non la faccia anche quando non è ubriaco, la fa anche, però almeno quando non è ubriaco la fa con la testa”.

"L'ho ammazzato, quel negro di merda"

Uno dei punti più interessanti registrati dall’ambientale è la conversazione tra Malippa e Andrea Rusta detto “Asap”, 21enne albanese finito in manette per aver partecipato al pestaggio.

“Sono volate di brutto Malippa! C’ho sangue suo fra, l’ho ammazzato fra quel negro di merda fra”, racconta appena sale in auto.  “Il figlio di puttana che ha sparato, eh eh, sistemato. L’ho sistemato, adesso ti faccio vedere la foto se vuoi”, rivolgendosi all’amico, incredulo del fatto che abbia trovato anche il tempo di scattare una foto. Si scoprirà successivamente che Rusta ha girato un filmato poi inviato a un’amica.

“L’ho ammazzato, guardami il ginocchio! – continua Rusta – Gli ho tirato troppe ginocchiate mi sa. Guarda il suo sangue dov’è. Mi fa piacere, mi fa tantissimo piacere (…) Tipo punchball per i piedi.
(…) Gli ho dato due calci di numero e poi due ginocchiate, solo col gesso l’ho picchiato fra”. A quel punto gli sale il dolore al braccio e l’amico gli dice: “Ma tu c’hai il braccio distrutto frate e picchi la gente col braccio distrutto?”.

Del resto Mounir “Malippa” non è da meno in tema di violenza. È lui a raccontare compiaciuto di aver dato il proprio contributo quando uno dei senegalesi era già a terra ferito. “Quando lo avete lasciato per terra ho detto ‘figa sto figlio di puttana mi sembra ancora troppo a posto’, aspetta un attimo. E ho iniziato a schiacciare le caviglie con tutta la mia forza”.

Dopo un po’ Malippa cambia tono: “Sai cosa mi faceva ridere? Speedy (soprannome di Simba La Rue, ndr) che picchiava il negro con la stampella. Lo voleva prendere”. E Rusta: “Minchia non è che gliela tirava e basta eh, no. Cerca proprio di prenderlo solo in testa (ride, ndr). Così ‘negro di merda! Negro di merda! Si mordeva le labbra fra, lo picchiava solo in testa. Il negro si copriva la testa, capito? Appena faceva di qua e di là, lo colpiva nel momento giusto Speedy fra! Giuro (ride, ndr)”.

La priorità è non macchiare i sedili

C’è un passaggio al limite dell’assurdo quando Rusta, appena entrato in auto, si accorge di aver macchiato i sedili di Malippa col sangue dell’avversario.

Rusta: “Ti ho sporcato tutto il sedile di sangue Malippa”.

Malippa: “Non ci credo frate, fai il serio. Non mi puoi dire così frate! Scendi subito un attimo fra, cosa stai dicendo fra, fammi controllare”.

Rusta: “La parte di pelle fra”.

L’auto si ferma in piazzale Baiamonti e controllano.

Rusta: “Il mio gesso fratello…”.

Malippa: “Ma è sangue del mao mao o è il tuo?”

Rusta: “L’ho picchiato col gesso”.

Ma in quel momento è un’altra la preoccupazione vera di Malippa. “Non ci credo, sei un coglione, per fortuna è veramente la parte di pelle zio! Ti spaccavo il culo se sporcavi frate il camoscio fra! Guardalo!”.

Intanto la ragazza, l’unica che appare dotata di buon senso, dice “l’importante è che stiate bene”.

Questo lampo di umanità non riesce a distrarli dall’euforia della violenza e Rusta prosegue:

“L’ho ammazzato, guardami il ginocchio! Gli ho tirato troppe ginocchiate mi sa. Guarda il suo sangue dov’è. Mi fa piacere, mi fa tantissimo piacere” (…) Tipo punchball per i piedi (…) Gli ho dato due calci di numero e poi due ginocchiate, solo col gesso l’ho picchiato fra. Figa non hai visto come è pieno di sangue il gesso, sembra che lo ha perso te quel sangue zio”.

"Totale astrazione dalla realtà"

In tal senso risulta in linea l’analisi del gip Guido Salvini, che nell’ordinanza scrive: “Emerge la totale astrazione dalla realtà in cui gli indagati vivono e agiscono, con l’ego totalmente incluso in quello della banda che impedisce loro anche solo percepire il disvalore e il peso delle azioni criminose poste in essere, peraltro esaltate nei video e nei pezzi musicali prodotti dal gruppo e diffusi via social, con un grave rischio imitativo quindi nei confronti di altri soggetti molto giovani”.

"Siamo già in galera"

Il giorno dopo Malippa parla con Ndiaga Faye, colui che ha materialmente sparato nel ginocchio dei senegalesi rivali, e assieme tracciano il quadro della loro situazione.

Faye: “Abbiamo rischiato troppo in questo ultimo periodo fra”.

Malippa: “Arriverà tutto, vedrai. Io lo so che sono già dentro. Tra un anno e mezzo o due arriverà tutto”.

Faye: “Sai cosa ci danno? Associazione (riferendosi ad associazione per delinquere, ndr)”.

Un altro ragazzo presente dice: “Noi non ci preoccupiamo per chi parla perché è tutto tra di noi. I nostri testimoni sono proprio colpevoli, capito?”.
Ma si rendono conto che il problema vero sono le telecamere della zona. 

Faye: “Cercano le prove e io non posso attaccarle a nessuno. Devo solo dire va bene… perché ci sono tutte le telecamere. Ho sparato, qua non è che puoi dire ha sparato un altro”.

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