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Licenziata dopo l’ictus perché “inutile all’organizzazione”: il giudice reintegra la dipendente

La donna, 66enne dipendente di una RSA a Calcio (Bergamo), era stata licenziata a un anno dalla pensione dopo essere stata colpita da ictus. Tornerà al lavoro e riceverà un rimborso.
A cura di Francesca Del Boca
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Licenziata dopo essere stata colpita da un ictus, in quanto "inutile all'attuale organizzazione". Oggi il giudice del lavoro di Bergamo si esprime sulla vicenda e parla chiaro: la dipendente deve essere reintegrata nel personale della RSA di Calcio (Bergamo), presso cui il sindacato Cisl Fp aveva aperto una vertenza e proclamato lo stato di agitazione per licenziamento ingiustificato. 

Inoltre, il tribunale bergamasco condanna la Fondazione Don Carlo Zanoncello Onlus a risarcire il danno attraverso il pagamento di una "indennità commisurata all'ultima retribuzione globale di fatto maturata dal giorno del licenziamento sino a quello dell'effettiva reintegrazione", e al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali (oltre che ad altre spese di natura legale).

"Una vittoria storica soprattutto per la dipendente, che ci raccontava di essere stata avvicinata dal direttore che le ha detto "lei non serve più", dichiara Giulio Pennacchia, sindacalista di Cisl Fp. "Hanno provato a farla sentire sbagliata, inadeguata, ma alla fine ha vinto lei".

Il licenziamento a un anno dalla pensione

Il fatto è avvenuto nel marzo del 2022, ed era stato denunciato dalla Cisl. "La signora in questione, di 66 anni e quindi prossima alla pensione, è stata recentemente colpita da ictus. Ma è stata comunque ritenuta idonea dal medico del lavoro della RSA, e quindi ancora capace di attività lavorativa".

Nonostante questo, dopo 17 mesi continuativi di cassa integrazione e un colloquio col direttore che, stando alle parole del sindacato, l'avrebbe definita "inutile all’attuale organizzazione", la dipendente ha ricevuto la comunicazione dell’intenzione di procedere al licenziamento.

La replica della RSA di Calcio

"Azione vergognosa, incredibile e pazzesca", aveva commentato al tempo il responsabile del sindacato. "C'è una forte crisi nel bilancio", l'immediata replica della RSA. "Dopo la malattia la dipendente, con oltre il 70 per cento di invalidità non può assolvere i compiti base del suo mestiere e deve essere seguita dalle altre Oss. Abbiamo chiesto al sindacato di studiare un percorso per il prepensionamento, ma non è mai arrivato. Invece la dipendente ha chiesto prima 100mila euro come buona uscita". Adesso è arrivato il verdetto del tribunale.

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