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Legnano, funzionari pubblici in affari con la ‘ndrangheta: chieste condanne fino a 16 anni

Il pm della Dda di Milano Alessandra Cerretti in Corte d’Assise a Busto Arsizio ha chiesto condanne fino a sedici anni di carcere per gli imputati del processo varesino “Krimisa”. Alla sbarra anche Cataldo Casoppero considerato dagli inquirenti vicino alla locale di Legnano-Lonate Pozzolo: avrebbe stretto affari con funzionari pubblici della zona, tra cui un geometra dell’Anas.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
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Avevano favorito la locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo, ora il pm della Dda di Milano Alessandra Cerretti in Corte d'Assise a Busto Arsizio ha chiesto condanne da cinque a sedici anni di carcere per gli imputati del processo varesino "Krimisa": la pena più alta, 16 anni, è stata richiesta per Cataldo Casoppero, 7 per Antonio De Novara, 10 per il fratello Cristoforo De Novara, 5 per Giampaolo Laudani, ieri nuovamente indagato insieme al suo legale, 5 anni per Sandra Marte, 5 anni e 6 mesi per Giuseppe Rispoli, figlio del presunto boss Vincenzo Rispoli, già in carcere e considerato il capo indiscusso della locale.

Nel 2019 i primi 34 arresti

L'operazione "Krimisa", coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e condotta dai carabinieri del comando provinciale del capoluogo lombardo, aveva svelato i rapporti della locale di ‘ndrangheta di Legnano (Milano)-Lonate Pozzolo (Varese) con professionisti e uomini politici. I primi arresti erano scattati il 4 luglio del 2019: in manette erano finite 34 persone. Mentre lo scorso settembre i militari avevano eseguito custodie cautelari nei confronti di altri 11 indagati: l'accusa a vario titolo è di corruzione, estorsione, rapina, spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, incendio doloso, minaccia aggravata, favoreggiamento personale.

I rapporti tra ‘ndrangheta e professionisti

Tra gli arrestati era finito anche Cataldo Casoppero, considerato dagli inquirenti vicino alla locale di Lonate Pozzolo: questo si serviva di un'agenzia investigativa "Europe Investigation Service Sas" e di consulenti tecnici presso la Procura di Busto Arsizio per bonificare, da eventuali cimici della forze dell'ordine, le sue auto. Gli stessi esperti "gli fornivano indicazioni in merito alle cautele da adottare per eludere eventuali attività investigative", come si legge dalla carte della Procura. Non solo, dalle indagini è emerge anche il coinvolgimento di un geometra dell’Anas: intervenuto sul cantiere lungo la carreggiata della SS 341 del Comune di Vanzaghello (Varese) della Vale Scavi Srl, riconducibile a uno degli esponenti di ‘ndrangheta, il funzionario avrebbe prima accertato l’assenza dei permessi necessari all’occupazione della strada e poi avrebbe stracciato il verbale. Cataldo Casoppero, secondo la Procura, avrebbe promesso al geometra un escavatore come remunerazione per aver compiuto gli atti contrari al dovere d'ufficio. Le indagini coordinate dalla Dda di Milano, infine, hanno documentato anche le condotte illecite di due agenti della polizia locale dei Comuni di Ferno e di Lonate Pozzolo a favore dell’associazione mafiosa “attraverso l’illecita rivelazione di controlli ispettivi ai cantieri”. I due sono ora indagati, ma non destinatari di provvedimenti coercitivi.

Gli affari della ‘ndrangheta sui parcheggi di Malpensa

La Locale di Legnano-Lonate Pozzolo aveva messo le mani anche su alcuni parcheggi attorno allo scalo di Malpensa: il Parking Volo Malpensa e il Malpensa Car Parking. La cosca aveva acquistato ristoranti e terreni per costruirci parcheggi collegabili all'aeroporto con le navette. Gli investitori erano riusciti a ricostruire gli interessi della ‘ndrangheta sul territorio grazie alla collaborazione di un imprenditore che si era rifiutato di fare affari con l'organizzazione criminale. Gli ‘ndranghetisti avrebbero cercato di convincere l'uomo, con minacce e intimidazioni, a rinunciare all'acquisto di un parcheggio e di entrare in società con loro. L'imprenditore, invece, aveva consegnato le registrazioni delle chiamate ai carabinieri. Per questo giro di affari sono già condannati in primo grado Mario Filippelli, che sconterà 18 anni di reclusione, e Vincenzo Rispoli che dovrà scontare una pena di 14 anni e 8 mesi, considerato capo indiscusso della locale.

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